Elisa Gentile
Luce
L'essenza delle Ombre
2/5 stelline
Recensione
Tempo fa mi presi la briga di
scrivere una recensione su “Buio”, il secondo libro della trilogia di Elisa
Gentile “L’essenza delle Ombre”. Il mio punto di vista, in merito a quanto
letto, non fu dei migliori, non a caso mi limitai ad elencare più i contro che
i pro del romanzo. Ma essendo io una dalle seconde
opportunità, ho creduto bene di dover leggere anche la conclusione della
storia, interamente descritta in “Luce”, libro che pone fine a ciò che la
Gentile ha iniziato tempo addietro.
Faccio una piccola premessa: la
mia lettura è iniziata nei peggiori dei modi, con tutti i preconcetti derivanti
da “Buio”. Sono felice di aver ragionato in quest’ ottica, perché qualche cambiamento,
tanto sperato, in effetti c’è stato. Ma prima di tutto procediamo a fasi
ponderate, facendo rientrare in gioco il mio famigerato “gambero style”, senza
del quale sarei persa.
Fine del romanzo con epilogo e
frasi ben emblematiche, pronunciate rispettivamente da Selvaggia e Jade:
“Tu non ti arrendi mai, vero?”
“No, mai. Te l’avevo detto”.
E dunque, che Jade fosse un tipo
duro, sicuro di sè stesso, con una certa consapevolezza di ciò che è, ormai lo
sapevamo. Memorabili le frasi toccanti per i cuori sentimentali, in cui spronava
la sua compagna a concedergli il regale deretano affinché lui potesse
esplorarlo. Ma lasciamo per un attimo il Jade selvaggio e concentriamoci sul Jade salice piangente. “Buio” si conclude con il tentato suicidio di
Selvaggia, giovane donna che, in un lasso temporale brevissimo, subisce la perdita
della figlia, oltre il totale rifiuto dell’uomo amato. Una situazione
complessa, difficile da gestire sia per la protagonista che per l’autrice
Gentile indirettamente. Questa condizione di profondo dolore, solitudine ed
ingiustizia apre il terzo libro della trilogia, in cui si susseguono vari
momenti, dove Selvaggia viene rianimata dai medici. Il tutto è contornato da
parenti, amici ed ex fidanzato disperati all’idea di perdere la giovane dagli
occhi di Mila Kunis.
Jade è un fiume in piena, conscio
delle sue colpe. Vorrebbe risolvere tutto con la stessa velocità con cui tutto
ha rovinato, ma, essendo un povero mortale come noi, non può e non ci riesce. Il
pentimento del nostro protagonista maschile l’ho apprezzato, ma allo stesso
tempo l’ho trovato scontato, forse troppo. Tu, mio caro Jade, che di soldi non
ne hai pochini, non hai mai pensato di investigare su quanto ti stesse
accadendo? Capisco la manipolazione, messa in atto dalle due antagoniste Monya
e Faith, ma un attimo di razionalità non poteva evitare tutto? Mi rendo anche
conto che, se così fosse stato, “Luce” non avrebbe mai visto la sua
pubblicazione. Quindi sorvoliamo su ciò.
Ovviamente chi mi conosce sa che
sono capace di trovare sempre e comunque un “no!” e in questo caso, è proprio
il pentimento di Jade a non andarmi bene: promette ad una Selvaggia moribonda
anche la luna pur di rivederla sana e salva. È un bellissimo pensiero, ma una
donna che tenta il suicidio non vuole oggetti, non vuole promesse materiali, ma
un uomo, uno vero, uno su cui poter contare spiritualmente. Al diavolo le rose
e i viaggi per i paesi più belli del mondo!
Selvaggia supera il momento di
crisi e di questo ce ne rallegriamo, perché stiamo pur sempre parlando di una
ragazza di diciotto anni…altro che i miei, in giro senza metà tra le strade di
Praga!
Il nostro Jade, che ha il vizio
del ruggito, si pone un unico
obiettivo: riconquistare la sua donna, costi quel che costi. Sappiamo che ci
riuscirà, perché, in fondo, Selvaggia non l’ha mai dimenticato, non ha mai
razionalizzato il torto subito. Dunque vi chiedo, donne che state leggendo, voi
lo perdonereste uno che non fa l’amore con voi, perché il suo appetito è stato
già saziato; uno, che trovate in atteggiamenti poco equivoci con un’altra in
casa vostra; uno, che, stupido e poco riflessivo si fa abbindolare come un
ragazzino, al punto da non voler riconoscere più la vostra figlia; uno, che,
infine, spiattella al mondo intero foto imbarazzanti, in cui non ci siete voi,
ma solo una vostra sosia? Voi, mie care, lo perdonereste uno così? Io no! Io pretenderei
il suo “culetto”, perché sentirei la necessità di impalarlo in pubblica piazza.
E non ho tenuto conto della morte della nascitura. Se, in questo preciso
istante, mi stesse leggendo una delle fans di Elisa Gentile (non è una critica,
ben venga avere delle sostenitrici, grande fonte di ispirazione), sicuramente
mi criticherebbe, trovando una semplice soluzione: questo è un romanzo, non una
storia vera. Ma il vero può diventare irrealtà e viceversa, quindi facciamo in
modo che le nostre storie abbiano una parvenza di verità.
Lascio per un attimo Jade e mi
dedico a Selvaggia, donna che non invidio per niente al mondo. È la sfortuna
fatta persona e di questo siamo tutti dispiaciuti. Nel bel mezzo del coma, vive
un viaggio nel posto che ha più amato da piccola e lì ci trova sua figlia
Gioia, che, tuttavia, la sprona a ritornare dalle persone care, che tanto
declamano il suo ritorno. Ho trovato questa scelta della Gentile davvero
romantica e positiva, ha dato una chance a Selvaggia di poter vivere, seppur
per poco, attimi di vita quotidiana con la sua bambina. Ho apprezzato molto
questa parte.
Selvaggia ha il cuore duro, o
meglio cerca di proteggere quel poco che le è rimasto di sé stessa. È una donna
ferita nel profondo, che forse, pur andando avanti nel percorso della sua vita,
non guarirà mai abbastanza. Credo sia
stato un personaggio difficile da creare, manipolare e descrivere per Elisa,
che, tuttavia, mi va di “accusare” di eccessivo maschilismo e poco femminismo. Mi
spiego meglio: come la Gentile, sono a
favore del “vissero felici e contenti”, quindi approvo il modo in cui la storia
termini. Eppure davo per scontato che ciò sarebbe accaduto sin dalle prive
battute di Selvaggia. Questa mia idea si è sempre più rafforzata nel continuo
della lettura, dove constatavo una ribellione di lei nei confronti di lui, ma
non tale da far capire a Jade quanto fosse grave la cosa. C’era sempre un no,
accompagnato da un alone di forse. Io avrei reso alcune parti più incisive. Ecco,
in questo caso, avrei fatto “ruggire”
Selvaggia ed anche di brutto!
Parti del racconto sono dedicate
al processo ai danni di Monya e Faith, le creatrici del complesso piano ai
danni della nostra coppia. Durante un dibattito tra Jade e l’avvocato difensore
delle due, esce fuori che Mr Stewart ha avuto trascorsi con la cocaina. Non solo,
nelle ultime battute di “Luce”, si scopre del suicidio di Monya. Attenzione con
le tematiche forti! Care scrittrici, cari scrittori siete dinanzi un bivio: o
scegliete altri colpi di scena, oppure affrontate tali temi a fondo. Non usate tematiche
ad effetto, che prontamente lasciate lì in sospeso, senza un se e senza un ma. Inoltre
il messaggio dato da Jade, secondo cui non era troppo preso dalla droga da
esserne dipendente, è piuttosto sbagliato a mio dire.
Anche il suicidio l’ho visto come
una cosa butta in quel momento, per creare patos, o senso della giustizia,
oppure come sotterfugi per eliminare dal racconto un personaggio che, detto tra
noi, non serviva più.
Tutto sommato in “Luce” ho visto
un discreto miglioramento rispetto a “Buio” in termini di stesura del racconto,
anche se il “vizietto” principale di
Elisa Gentile è rimasto: le scene erotiche. Ok, è un romanzo a tinte rosse, ma,
ragazzi, sono sempre le stesse, non cambia mai niente. Ed anche le battute hot
di Jade non si rinnovano, ma si ripetono. Un po’ di fantasia!
Non solo, avendo messo in scena la Elisa
Gentile una nuova immagine di Jayden quanto meno doveva evitare frasi da rozzo
maiale del tipo “voglio prendere il tuo culetto” e “fichetta”, giusto per
citarne un paio. Salto le ultime pagine, in cui è descritto un rapporto anale,
odiato da Selvaggia (lei stessa lo specifica). Ho come l’impressione che, in
questa coppia sposata con figli, ci sia complicità sessuale ma poco rispetto di
fondo. Primeggia sempre la parte animale (non mi va di chiamarla erotica, perché
l’eros è altro).
Concludo con qualche consiglio: i
sinonimi, Elisa, i sinonimi. Non è possibile che una stessa parola si ripeta
all’infinito! Ho perso il conto dei “scopare” scovati. Inoltre lo stile
adoperato è ancora un po’ troppo pesante, bisognerebbe alleggerirlo in vari
punti.
Per “Buio” avevo riservato un
giudizio di 2/5, giudizio che, peraltro, ho gonfiato, perché il romanzo mi
aveva lasciato con tantissime perplessità, molte delle quali sono ancora oggi
presenti, quindi non del tutto messe da parte. Riconfermo quanto detto, 2/5 è
un ottimo giudizio, un 2 che tende più verso il 3 che verso 1. Chissà che non
sia proprio Elisa Gentile un giorno, magari con un’intervista, a convincermi
che non tutto ciò che penso sia vero!
Recensione a cura di Grazia