Il più grande desiderio di Saylor
è ammalarsi, solo così, pensa, chi le è accanto la noterà e le vorrà bene. Ha
la Sindrome di Munchhausen, infatti, e ogni scusa per lei è buona per entrare
in contatto con germi e malattie. Così, quando il suo psichiatra le consiglia
di andare a fare volontariato per i gruppi di auto-aiuto, accetta con grande
entusiasmo: per ammalarsi non c'è niente di meglio che passare del tempo in
ospedale. Lì Saylor conosce un gruppo di ragazzi, malati terminali, e inizia a
frequentarli. Tutto si basa su un equivoco: loro pensano che anche Saylor sia
molto malata, ma lei non ha alcuna intenzione di fargli cambiare idea, perché
per la prima volta si sente a suo agio con dei ragazzi della sua età. Tra di
loro c'è Drew, un ragazzo bellissimo, un musicista, di cui a poco a poco Saylor
si innamora. A separarli c'è quella tremenda bugia, perché Saylor non ha
davvero la sclerosi multipla, ma a unirli c'è una forza potentissima, che li
spinge a credere di conoscersi da sempre.
Ciao a tutti, eccomi qui per un
altra recensione.
Questa volta si tratta del
romanzo “La nostra ultima canzone”, che non narra la solita storia d'amore tra
un ragazzo e una ragazza, ma un qualcosa in più.
Mi sono ritrovata a pensare alle
pagine che leggevo mentre lavoravo, camminando e mentre facevo altro, perché
questo romanzo fa riflettere.
Saylor è una ragazza di 18 anni
con la sindrome di Munchhausen, un disturbo in cui lei prova piacere nella
malattia, perché solo in tali circostanze si sente amata, curata e per questo
motivo fa di tutto per ammalarsi.
Non vuole uccidersi, ma solo
essere malata. Per le persone affette da questo disturbo lo scopo è quello di
ricevere attenzioni, essere accudite come solo un malato può esserlo. La prima
volta Saylor ci prova a 7 anni, quando
ingoia un ago. Da lì inizia tutto...
Non si lega a nessuno, non ha
amici, ma ciò che cerca è l'affetto dei suoi genitori. La madre con lei è molto
fredda e apatica. Costruisce case per le bambole, ma quando Saylor le parla, lei
la ascolta a malapena oppure le risponde in modo freddo. Solo quando Saylor è
ammalata le mostra un po' più d'interesse. Il padre è un noto avvocato, spesso
via per lavoro, ma anche lui appare poco interessato alla figlia e anche alla
moglie, da quanto si intuisce.
Saylor viene fatta visitare da
vari “strizzacervelli”, come li chiama lei, finché l'ultimo le consiglia di
fare volontariato in ospedale. Lì verrà in contatto con un gruppo di ragazzi
malati terminali.
Tra questi conosce Andrew Dean,
malato di Atassia di Friedreich, il quale si muove con un bastone che lo aiuta
a camminare, ma è destinato a perdere a breve l'uso delle mani e della voce.
Zee, che diventerà sua amica, ha
un cancro al seno già progredito verso altre zone del corpo e Pierce è un omosessuale
malato di AIDS...
Andrew insegnerà a Saylor che
cos'è l'amore cantandole canzoni romantiche da lui stesso scritte apposta per
lei. Tra loro nascerà piano piano un tenero sentimento ricco di emozioni, a
volte belle a volte tristi. Lei imparerà a fidarsi delle persone e in
quell'ambiente così particolare si sentirà come a casa, protetta.
Conoscerà anche più a fondo la
madre, grazie ai suoi nuovi amici e anche al suo psicologo, dal quale capirà la
natura dei comportamenti freddi che ha con lei. Quando capirà che la madre
è alcolizzata si arrabbierà, ma poi
parleranno e si aiuteranno a vicenda...
Diciamo che non è stata una
lettura facile e spensierata, perché ho sofferto con i personaggi e ho anche
pianto...
Si tratta di un romanzo che
affronta la malattia in maniera vera e cruda, ma del resto non esiste un modo
dolce per descrivere certe patologie.
Saylor all'inizio mi stupiva per
i suoi eccessi, il modo di affrontare la vita, ma poi l'ho capita, non scusata,
ma l'ho capita. Compie un percorso di crescita non indifferente, non solo a
livello personale ma anche sentimentale.
Alla fine un po' le cose si
aggiustano, perché l'epilogo non è cosi scontato come si può pensare, però, al
posto dell'autrice, qualche pagina in più io l'avrei scritta, perché il finale
mi appare quasi troncato.
In conclusione, ve ne consiglio
la lettura. Non resterete delusi, ma preparatevi una scorta di fazzoletti.
Buona lettura
Nessun commento:
Posta un commento