La vista dell’uomo che non vedeva da oltre vent'anni le riporta alla mente tutta una serie di ricordi che credeva di aver perduto o forse, più probabilmente, seppellito sotto la coltre del tempo e della vergogna. Pur a tanti anni di distanza dall'ultimo incontro, tuttavia, Claudia non può fare a meno di notare come Michele sia ancora affascinante e capace, con un solo sguardo, di far vacillare tutte le certezze che lei si è costruita nel corso di una vita intera.
Il contraccolpo psicologico è devastante per lei. E, incapace di opporsi ai suoi ricordi, Claudia si ritrova a vivere quell'autunno di vent'anni prima, quando lei e Roberto conoscono per la prima volta Michele e la sua giovane moglie Lana. Tra i quattro la sintonia e l’amicizia nascono immediate e sincere, favorite dai rapporti di lavoro tra Roberto, giovane avvocato in carriera, e la ricca ereditiera Lana, che si avvale del suo contributo per alcune questioni legali.
Un’amicizia improvvisa e inaspettata che tuttavia si tramuta in una sola serata in un perverso gioco di sguardi e allusioni piccanti che portano i quattro a varcare, quasi senza accorgersene, il sottile confine tra indipendenza e intimità. Da quel momento in poi l’escalation di lussuria e passione sarà inarrestabile e travolgente. I due uomini finiranno così per scambiarsi le rispettive mogli quasi ogni sera, mentre le due donne daranno il via a una pericolosa sfida tra loro per dimostrare chi è in grado di osare di più.
La timida e introversa Claudia arriverà dunque a scoprire lati di sé che non credeva neppure di possedere. E finirà per scoprire che quella nata come una sfida con Lana è in realtà una sfida con se stessa; una sfida che, complice un rapporto sempre più spinto tra i quattro, rischierà di spalancarle le porte di un Inferno fatto non di diavoli e supplizi, ma di libidine e carnalità.
Spinti ormai oltre ogni limite, Roberto e Claudia parteciperanno a una serata organizzata in casa di Lana con politici, imprenditori e protagonisti del jet set italiano. In un vortice di passione, tuttavia, la serata si tramuterà in un’orgia sfrenata, nella quale Claudia diverrà l’oggetto del desiderio di quasi tutti gli uomini presenti. Sconvolta e spaventata, terrorizzata per ciò che è diventata e per la violenza che sta per subire, Claudia sente se stessa perdersi sempre di più. Roberto, però, resosi conto del terrore di sua moglie, correrà in suo soccorso e la porterà via di peso da quella vita che, in fondo, nessuno di loro due vuole.
Tornati nel presente ci si rende conto che Claudia è ancora troppo scossa da quei ricordi per godersi la sua giornata alle terme. Chiede così a Roberto di riportarla a casa, ma una volta là il lettore farà la conoscenza del figlio della coppia.
Un ragazzo che ha quasi vent'anni.
E che ha gli stessi occhi di Michele.
Il tavolo era un’unica lastra trasparente di vetro lunga dieci metri e larga almeno tre, sorretta da una serie di gambe di ferro modellato. Notò che chiunque avesse apparecchiato non aveva messo la tovaglia. Piatti, bicchieri e posate erano disposti direttamente sul vetro.
Roberto e Claudia si guardarono. Poi fu l’uomo a fare l'atto di sedersi.
«No, mio caro, non là» Lana lo fermò. «Quello è il mio posto. Scusami, ma mi piace disporre i convitati secondo i miei schemi. Beh, oggi siamo solo quattro, ma ci sono volte in cui mi piombano in casa anche trenta-quaranta persone e desidero che tutto segua un ordine rigoroso.»
«Figurati, Lana, dimmi tu dove mi devo mettere.»
«Là!» e indicò un posto. «Io starò di fronte a te, Claudia accanto a me e Michele davanti a lei. Non è meglio così? Mischiamo queste coppie, su!»
Lana lo fissò negli occhi. Roberto guardò lei, poi il piatto, poi di nuovo lei.
E la vide allargare le gambe sotto il tavolo di vetro.
Lana Bussolan, la sua giovane e avvenente cliente, non indossava gli slip. E, nel sedersi, la gonna le era salita a tal punto che Roberto vide ciò che aveva tra le gambe sullo sfondo delle sedie color avorio.
Distolse lo sguardo imbarazzato voltandosi prima verso Claudia, poi verso Michele.
Trasse un sospiro di sollievo nel rendersi conto che nessuno dei due se ne era accorto. Afferrò il bicchiere e mandò giù una sorsata generosa di rosso. Tossì, il vino era forte, non era lo stesso che avevano portato lui e Claudia.
Di nuovo Lana gli fece intendere di avvicinarsi. Lui non si mosse.
Michele intanto aveva affondato una mano tra le gambe della moglie. E il vestito si era sollevato a mettere in bella mostra tutto quello che c’era sotto.
Roberto deglutì senza riuscire a staccare gli occhi dal culo di Lana, così sodo e perfetto da sembrare quasi finto. La mano di Michele si insinuava nella vagina allargandola e facendo mugolare la donna di soddisfazione.
Lana gemette di piacere, attirando la loro attenzione.
Pur contro la sua volontà, Roberto trovava la scena eccitante come mai avrebbe immaginato. Notò che Lana era un fascio di nervi tesi. Sentì i pantaloni tirare all’altezza del cavallo.
Claudia se ne rese conto, nonostante i fumi dell’alcol e lo stordimento.
Pensò che avrebbe dovuto sentirsi offesa come donna; pensò perfino che avrebbe dovuto dare uno schiaffo a suo marito.
Ma non fece nulla di tutto ciò.
Quella scena, per una qualche inspiegabile ragione, stava eccitando anche lei.
Quello di Lana fu un sussurro, un istante appena prima che Michele le sfilasse il vestito dalla testa lasciandola nuda. La luce del fuoco si rifletteva sulla sua pelle di porcellana.
Poi, in maniera inaspettata, Lana fece qualcosa che nessuno dei suoi due ospiti si aspettava: si alzò in piedi, spinse via suo marito e, ancheggiando, andò verso Roberto.
Gli si fermò davanti. Abbassò una mano e gliela appoggiò sulla coscia. Cominciò quindi a guidarla verso l’inguine. Prima che arrivasse a destinazione, però, la mano di Claudia la bloccò.
«Che… che fai?»
«Quello che dovresti fare tu e che invece non stai facendo» ribatté Lana. I suoi occhi dardeggiavano sfida e passione. Il volto della ragazza era bellissimo, candido come una scultura d’alabastro. E le labbra ardevano di un rosso intenso, nonostante i baci appassionati di Michele.
Fece per riprendere a salire, ma Claudia non le mollò il polso. Lo sollevò, anzi, e lo spinse via.
Lana arretrò. Poi si sedette sul divano accanto a suo marito, sollevo i piedi sul tessuto e allargò le gambe mettendo in mostra il rossore della sua vagina.
La stava provocando, inutile nasconderlo.
«Che hai detto?»
«Mi hai sentito bene.»
«Forse. O forse no. Che hai detto?»
«Che è piaciuto anche a me.»
«Cosa?»
«Cosa secondo te?! Farmi scopare da te! Quella situazione… tutto! Mi eccitava vedere quella donna che si ostinava a sfidarmi e mi eccitava l’idea di farmi scopare da te così, in quel modo.»
«Dici davvero?»
«Dico davvero.»
L’uomo scese dalla gola al petto. E quando arrivò al seno Claudia lo prese e glielo porse come un’offerta sacrificale. Lui spalancò la bocca avida e lo agguantò. Lo infilò fra le labbra e cominciò a succhiare così forte che Claudia mugolò di dolore. Ben presto, però, quel dolore si trasformò in piacere e lei lo invitò a insistere, a continuare, a succhiare. Voleva sentire quel dolore, voleva che lui le facesse male.
Perché male era piacere.
Tra le gambe sentiva la vagina esplodere, gonfia e turgida come non ricordava di averla mai avuta. Sentiva i suoi umori bagnarla e colare caldi e densi come il gel più afrodisiaco che fosse mai stato creato.
Voleva toccarsi, voleva essere toccata e voleva vedere.
«Sei venuta?»
Roberto la costrinse a guardarlo. Quello di suo marito era stato un sussurro roco, ma a lei piacque. Gli piacque il modo in cui era suonata rauca la sua voce e gli piacque che fosse ancora mezzo vestito, che avesse ancora molto da darle.
«Sì, ma non pensare di fermarti.»
L’espressione di Roberto si tramutò. Claudia l’avrebbe definita famelica.
«Non ne ho alcuna intenzione.»
Claudia chiuse gli occhi ebbra di piacere.
Era già venuta, ma voleva venire ancora e ancora.
Non godeva così da cinque-sei anni. E non si sentiva così eccitata da… mai, cazzo! Non era mai stata così eccitata!
Sentì la fica gocciolare e per un attimo, una frazione di secondo breve come un battito di ciglia, si sentì in imbarazzo. Poi mandò tutto a fanculo e se ne fregò. Era eccitata, era normale che la sua fica gocciolasse. Diavolo, poteva essere un fiume in piena e non se ne sarebbe preoccupata.
Poi le prese la mano e le condusse l’indice dentro se stessa.
Oltre la sua era la prima fica che Claudia toccava in vita sua. E le piaceva da impazzire.
Cominciò a muovere la mano, mentre Roberto la scopava da dietro dandole colpi secchi, inflessibili. Stava morendo di piacere ed era la morte più dolce che potesse immaginare. Era già venuta due volte, una specie di record per lei. Ma a smettere non ci pensava minimamente. Voleva scopare, voleva godere, voleva toccare Lana fin nel profondo, infilarle anche tutta la mano dentro, se ci fosse riuscita.
Poi sollevò la testa e vide Michele.
L’uomo la guardava con aria animalesca. Era così eccitato che il pene gli pulsava con quell’enorme glande violaceo che sembrava ardere dal desiderio.
Andò su e giù, succhiò forte, assaporò, leccò e all’improvviso fu investita da un getto di sperma che la colpì alla gola.
L’istinto le disse di togliersi. La fica le ordinò di non muoversi e di ingoiarlo tutto.
E così fece. Ingoiò tutto quello che lui le diede e le piacque.
Roberto la guardò. Poi si chinò in avanti e sputò tra i glutei di Lana ancora china in avanti.
Claudia lo vide.
E intuì all’istante che cosa volesse fare suo marito.
E Lana, se anche lo aveva compreso, non diede segno di aver nulla da obiettare.
Lui estrasse il pene grondante saliva dalla bocca di sua moglie, lo poggiò tra i glutei di Lana e infine lo puntò verso il suo ano.
Lana allungò la mano e glielo prese. Roberto pensò che volesse fermarlo. Invece, con sua enorme sorpresa, la donna lo guidò verso quel buco stellato che lui tanto desiderava. E cominciò a spingerselo dentro.
Lana uggiolò. Lui pensò che fosse dolore, invece era solo e soltanto piacere.
L’uomo abbandonò malvolentieri la bocca di sua moglie, ma, quando si voltò, vide che l’altra donna reggeva in mano un vibratore. Glielo lanciò e lui lo afferrò al volo. Poi la guardò senza capire.
«Mettimelo dove vuoi…» Mosse un passo e gli fu accanto. «Dove vuoi…» ripeté sussurrandoglielo all’orecchio.
La delusione sul volto di Claudia fu ben più che evidente. Decise quindi di giocare diversamente e, dopo avergli lanciato un’occhiata densa di significato, gli fece cenno di raggiungerlo. Lui le sorrise, ma, prima che potesse avvicinarsi, Lana si intromise; si piegò in avanti cominciando a leccarle la vagina. Claudia fu presa alla sprovvista. E forse per questo le piacque ancora di più.
Una donna la stava leccando nella sua intimità e la cosa, invece di darle fastidio o peggio ancora di disgustarla, la eccitava oltre ogni sua aspettativa. Allungò le mani e allargò le grandi labbra, dando modo a Lana di affondare con la sua lingua, più piccola di quella di Michele ma allo stesso tempo più delicata.
Claudia gemette e a quel punto fece qualcosa che non credeva possibile: allungò la bocca e leccò a sua volta la fica di Lana.
L’altra donna non sembrava aspettare altro e gliela concesse con estremo piacere, in un “69” tutto al femminile che sembrò eccitare Michele più del dovuto. L’uomo tornò ad avvicinarsi, si mise dietro sua moglie e la penetrò con un solo colpo. Lana urlò e non sembrò solo piacere. Ma continuò a leccare Claudia gemendo al tempo stesso sotto i colpi implacabili del marito, che pochi attimi dopo prese un vibratore e glielo infilò nell’ano.
Questa volta Lana fu costretta a fermarsi, un piacere liquido e intenso che le risaliva inondandole la pancia. Si sentiva scossa e non soltanto per i colpi che le infliggeva suo marito, ma anche e soprattutto per quel piacere intenso che non ne voleva sapere di abbandonarla.
Il membro di Michele era enorme e lei lo sentiva entrare piano, dilatare all’inverosimile la sua vagina e toccare punti che nessuno aveva mai neppure sfiorato prima. Le piaceva da impazzire. In un solo istante di lucidità si ritrovò a pensare che era la cosa più bella che avesse mai provato.
C’era del dolore in sottofondo, ma era appunto solo un corollario, qualcosa che, anzi, contribuiva a rendere quella penetrazione un vortice di piacere nel quale lei cominciò a precipitare senza neppure rendersene conto.
Claudia non riusciva a credere a ciò che stava provando. Era piacere allo stato estremo, un godimento che le risaliva lungo la schiena insieme al pene. Si sentiva quel membro turgido e gonfio fin nella pancia e si domandò se le stesse per caso spostando qualche organo.
Sapeva che era solo follia e si lasciò andare a quella sensazione. Michele non finiva di spingere e lei si domandò quanto ancora ne avesse da darle.
Ognuno degli uomini con cui era stata a quel punto era già arrivato alla fine della propria virilità.
Michele invece continuava ad affondare e lei continuava a sentirlo andare avanti, a spingere, a farsi largo dentro di lei.
Claudia si sentiva piena, lo sentiva fin quasi allo sterno e sentiva le pareti della vagina dilatate all’inverosimile. Fremeva e uggiolava. Le piaceva a tal punto da domandarsi perché diavolo avesse aspettato così tanto, perché non se lo fosse fatto mettere dentro fin dalla prima volta.
Fu a quel punto che Michele cominciò a scoparla davvero.
E lei capì che il Paradiso in terra esisteva.
Lana si sollevò in piedi richiamando su di sé l’attenzione di Claudia. La prese per le mani e la attirò a sé, baciandola senza dire nulla.
La donna restò impietrita per una frazione di secondo; poi si ritrovò a ricambiare quel bacio in un misto di eccitazione e panico. In pochi istanti la lingua di Lana si insinuò nella sua bocca e lei poté sentì il suo stesso sapore sulle labbra di quella donna.
Mai avrebbe creduto di farsi trascinare in una cosa del genere.
Mai.
Invece si ritrovò non soltanto a farlo, ma anche a ricambiare e a godere di quel bacio saffico che la faceva sentire, paradossalmente, ancora più donna.
Solo allora Claudia si rese conto di essere bloccata. Anche se avesse voluto non sarebbe riuscita a liberarsi, né a muovere le mani, saldamente contenute dietro la schiena. Pensò che si trattasse di manette giocattolo, di quelle che si vendono nei sexy shop. Invece le bastò un’occhiata veloce per scoprire che erano fin troppo vere.
Il panico le esplose nel petto, salendole alla gola e da lì alla testa.
Non poteva fare nulla, era nuda e incapace di muovere le mani.
Sentì il terrore crescere dentro di lei. E tuttavia, in un istante fugace, quella paura divenne ancora una volta eccitazione. Non lo credeva possibile, ma il fatto di essere bloccata la stimolava perfino più di quanto avrebbe mai immaginato. Era in balia di Lana e di Michele; era un oggetto nelle loro mani ed entrambi avrebbero potuto farle tutto ciò che volevano.
Non poteva muoversi.
Non poteva neppure spostarsi.
Tutto ciò che poteva fare era continuare a leccare il cazzo enorme di Michele, farsi scopare la fica da Roberto e l’ano dal dito di Lana.
Venne e godette, sentì il suo liquido caldo scivolare a terra, bagnarle le cosce, le caviglie, riempire il pene di Roberto e tuttavia non le importava nulla. Per alcuni secondi fu come se non facesse neppure parte di quella stanza; come se non fosse neppure un essere vivente dotato di un corpo terreno.
Claudia fu piacere.
Solo e soltanto piacere.
▪ Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro?
Per prima cosa grazie per lo spazio che mi state dedicando. Credo perché può trovarci qualcosa di nuovo, che non si trova in altri romanzi di questo genere. L’erotico è stato sfruttato parecchio negli ultimi due-tre anni. E col tempo mi pare abbia esaurito molta della sua carica. Io ho cercato di rinverdirlo, con una storia che non fosse fine a se stessa. L’atto sessuale, ancorché esplicito e presente in tutto il romanzo, non è mai fine a se stesso. E la protagonista non è la classica segretaria che incontra il bello e dannato, ma una donna complessa, con sogni, speranze e progetti, ma anche con le sue debolezze, le sue delusioni e la sua monotonia.
▪ Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?
Come dicevo poco sopra, l’innovazione sta in una trama complessa, che non ha nulla da invidiare ad altri romanzi di altro genere, ritenuti dalla critica più “seri”. Faccio di nuovo riferimento alla protagonista per sottolineare come sia un personaggio a tutto tondo, non certo la classica “bambolina” che si fa travolgere dalla passione. La storia stessa, come dicevo, è ben articolata e avrà uno sviluppo che, a mio avviso, sorprenderà il lettore. Per quel che riguarda gli elementi di continuità, invece, sottolineo che ho mantenuto la fortissima carica erotica che il genere impone, con scene mai volgari, ma allo stesso tempo molto sensuali e cariche di passione. Mi piace pensare che questa storia spinga le persone a farsi delle domande e a immedesimarsi nei vari personaggi.
▪ Che cosa ti ha spinta a scrivere?
Scrivo da diversi anni. Avevo già buttato giù diverse storie in cui passione e carnalità si intrecciano. Con “Doppia coppia”, però, è stato diverso. Ho avuto l’ispirazione sulla storia in un momento ben preciso, tanto che appena rientrata a casa mi sono messa al computer. In una settimana il romanzo era scritto.
▪ Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?
La storia nasce, come dicevo, da un episodio ben particolare. Proprio come la protagonista, anch’io ero in una località termale. E proprio come lei ho incontrato un vecchio amico. Da lì la mia mente ha cominciato a galoppare e mentre mi rilassavo nell’acqua bollente pensavo a che cosa sarebbe potuto venire fuori. Una volta a casa avevo tutta la storia in mente, con i personaggi e la struttura principale. Da lì ho dovuto solo assecondare i protagonisti nelle loro passioni e desideri.
▪ Quando scrivi? E come? in modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?
Di solito sono molto organizzata quando scrivo. Ma come sottolineavo, questa storia è venuta prepotente e quindi l’ho assecondata scrivendo di getto. Ho scritto in maniera quasi continuativa per una settimana al termine della quale il romanzo era pronto. Era venuto così naturale che perfino la fase di editing e revisione è stata molto veloce, perché il risultato iniziale era molto simile a quello che volevo ottenere e quindi non ho dovuto lavorarci troppo.
▪ Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?
Diciamo che sono ancora agli inizi con questo romanzo. Ho alle spalle una casa editrice grande, la David&Matthaus, che mi sta aiutando e si sta occupando molto della promozione. Hanno creduto fin da subito in me e nella mia storia e di questo li ringrazio. Io faccio il mio, però. Mi sono affidata a un giornalista, Stefano Mancini, che cura l’aspetto dell’ufficio stampa e dei contatti con i media. E a una bravissima blogger, Francesca Pace, che si sta occupando della promozione sul web di “Doppia coppia”, anche attraverso una pagina Facebook dedicata.
▪ Progetti per il futuro?
Beh, tutto dipenderà da come andrà questo romanzo. Io ovviamente continuo però a scrivere, perchènon potrei fare altrimenti. E ho in mente anche la stesura di un nuovo romanzo erotico, con una storia tutta diversa rispetto a questo, ma come sempre con una trama solida e realistica.
▪ Tre persone da ringraziare
Beh, direi Francesca Pace, la mia blogger; Stefano Mancini, il mio addetto stampa e Giovanni, il mio editore in David&Matthaus. E visto che non è una persona ci metto anche Cooper, il mio cane.
Elizabeth J. K. nasce nel 1979 a Edimburgo, da padre scozzese e mamma italiana. Dopo un’infanzia passata tra i vicoli della città e le highlands, torna in Italia in seguito alla separazione dei genitori. Si trasferisce quindi a Roma, dove compie studi umanistici fino alla laurea. Svolge vari lavori fino a decidere di rientrare nella terra natale, grazie all’offerta di una grossa multinazionale. Attualmente vive nella sua casa poco fuori Edimburgo, con il suo cane Cooper. Pur avendo sempre amato scrivere fin dalla più tenera età, solo di recente si è convinta a far girare il suo manoscritto. “Doppia coppia” è il suo esordio letterario.
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