25 aprile 2016

Recensione : Il segreto di Cleopatra di Emily Holleman



Ignorata da un padre che le preferisce la sorella maggiore Cleopatra e da una madre che ha occhi solo per i figli maschi, fin da piccola Arsinoe ha conosciuto dolore e tradimento, anche se è nata nella famiglia più potente dell’Egitto: quella dei Tolomei.
Quando Cleopatra fugge da Alessandria con il padre, in seguito all’ascesa al trono della sorellastra Berenice, la ragazzina viene abbandonata al suo destino ed è costretta a lottare per sopravvivere all’interno di una corte corrotta, in cui gli intrighi sono all’ordine del giorno. E la sua vita viene nuovamente sconvolta quando Tolomeo torna alla testa di un esercito romano per riprendersi il trono.
Il padre la accoglierà o la considererà una traditrice per aver vissuto e mangiato sotto lo stesso tetto della sorellastra? Nel frattempo anche Berenice sta lottando con i suoi demoni mentre cerca con tutti i mezzi di mantenere il potere.
Fra matrimoni di convenienza e amori, alleanze e tradimenti, Arsinoe dovrà – una volta per tutte – decidere da che parte stare e lottare per ottenere il ruolo a cui per nascita è destinata.


Recensisco volentieri un romanzo storico, “Il segreto di Cleopatra”, lavoro d’esordio della giovane autrice americana Emily Holleman.
L’opera, edita negli Usa con il titolo originale “Cleopatra’s Shadows”, narra le vicende storiche alla corte alessandrina all’epilogo della dinastia dei Tolomei, durante l’epoca in cui visse la famosa regina Cleopatra, amata da Cesare e poi anche da Marco Antonio.
Il punto di vista è tuttavia originale, poiché l’autrice racconta le ultime vicende della dinastia ellenica in terra d’Egitto attraverso la vita e le avventure delle sorelle della più famosa regina, vale a dire Berenice e la più giovane Arsinoe.
Ne esce un lavoro affascinante e diverso dalle tradizionali ricostruzioni dell’epoca, quantomeno per chi ritiene ormai trite e consunte le continue rivisitazioni del personaggio di Cleopatra.


Come ogni romanzo storico che si rispetti, quest’opera offre prima di tutto una fedele e minuziosa ricostruzione di ciò che era la vita nell’epoca trattata. Questo va un po’ a discapito, almeno nella parte iniziale, della fluidità della narrazione, la quale risente dell’eccesso di informazioni cui viene sottoposto il lettore, ma gli amanti dei romanzi storici sanno bene che in questo genere è normale che le parti descrittive siano più dilatate rispetto a quelle di dialogo e pura azione.
Non si può rimanere indifferenti, nel prosieguo della lettura, alle vicende della piccola Arsinoe, la vera protagonista del romanzo, costretta a una lotta per la sopravvivenza senza esclusione di colpi, dapprima vittima degli intrighi di corte e poi anche costretta ad affrontare la dura legge della vita dei bambini di strada, in una ricostruzione minuziosa di quelle che dovevano essere le condizioni di vita della gente comune dell’epoca, e non soltanto della lussuosa vita dei regnanti.


Nelle descrizioni, così come nella narrazione delle vicende legate alla dinastia tolemaica, Emily Holleman mette in mostra tutta la preparazione di cui deve essere dotato un autore di romanzi storici, sempre atteso al varco da chi misura questi lavori analizzando gli eventuali anacronismi o anche soltanto le inesattezze storiche.
Massimo rispetto, dunque, per un’autrice di cui sappiamo dalla biografia presente in rete che si è laureata alla Yale University, che ha lavorato a lungo come editor e che ha lasciato questo lavoro proprio per dedicarsi a tempo pieno alla stesura di questo romanzo.
Il fatto di vivere a Brooklyn e non in una sperduta cittadina qualunque del mondo avrà senza dubbio aiutato quest’autrice a realizzare in maniera più facile il sogno di pubblicare il proprio romanzo d’esordio, cui seguiranno certamente gli altri capitoli di quella che si annuncia come una saga, ma va a suo merito la profonda applicazione necessaria per portare a termine un lavoro minuzioso come risulta essere questo suo romanzo storico.
A margine di tutto mi ha colpito, tra i ringraziamenti, quello rivolto a chi l’ha aiutata a meglio preparare la stesura finale del libro, verso cui si mostra riconoscente per “aver corretto il mio sfrenato uso del congiuntivo”.
Purtroppo conosco troppo poco la lingua inglese per poter valutare in maniera valida quest’affermazione, ma riesco a sorridere pensando che noi, in Italia, abbiamo molto spesso il problema opposto, perché l’uso del congiuntivo sembra sia passato di moda.
Una lettura senza dubbio consigliata agli amanti del genere



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