29 settembre 2016

Blogtour "Oblivium" di Martina Battistelli *FANCAST + ESTRATTI*



Titolo: Oblivium
Serie: Oblivium
Autrice: Martina Battistelli
Editore: Lettere Animate
Genere: Paranormal Romance
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/martinabattistelliautrice/
Profilo Wattpad con i primi capitoli del romanzo: https://www.wattpad.com/user/MartinaBattistelli
Biografia: Martina Battistelli è nata e vive a Roma. Ha 21 anni e frequenta il corso di laurea in Lettere Moderne all’Università La Sapienza. Crede fermamente nel potere catartico di tutti i tipi di arte e anela ardentemente ad un mondo più fantasioso e meno cinico. Quando non è distratta dalle serie tv e dai propri gatti, scrive e legge di quel mondo che tanto sogna. Il 4 aprile 2016 è uscita l’antologia “Oltre i Media” edita da Panesi Edizioni, contenente il suo racconto Daydreaming - Sogno ad occhi aperti.



 Alice Jackson ha sempre avuto tutto ciò che desiderava. Ricchezza, popolarità e rispetto erano gli ingredienti principali della sua ricetta per una vita perfetta. Una vita, però, priva di amore. Una tragedia le strappa quel che era rimasto della sua famiglia e decide di fuggire. Si trasferisce a Nottingate, una piccola cittadina dello stato di New York, dove troverà le risposte alle sue domande. Alice non è mai stata una normale adolescente: qui scoprirà di avere capacità straordinarie e di far parte degli Ultimi.
Ma una profezia si è diffusa tra la sua gente: il mondo degli Ultimi è in pericolo, e solo lei può cambiarne la sorte, perché è più potente di ognuno di loro.
Inizia, per Alice, un tortuoso viaggio alla scoperta di se stessa e di quella vita che non aveva mai visto sotto la giusta prospettiva. Il suo muro di apatia verrà abbattuto da un sentimento infinitamente più forte: l’amore per l’essere più puro che Alice abbia mai incontrato e l’unico in grado di accompagnarla in questo percorso di rinascita.
Durante questo viaggio, tra amicizia, amore, morte e tradimenti si delineerà una nuova esistenza complessa e dolorosa, ma anche sorprendente e appagante, se lei avrà il coraggio di affrontarla con la giusta dose di passionalità.
Imparerà che una vita senza sentimenti non è vita, ma solo sopravvivenza.
Oblivium è il primo libro di una saga fantasy che vi terrà col fiato sospeso fino alla fine.













Come aveva potuto promettere una cosa del genere? Come poteva pensare di mantenere una tale promessa ora che, non solo il mondo le era rovinosamente crollato addosso, ma l’aveva ingannata facendole credere di nuovo nella felicità per poi strappargliela via a forza?
Non esisteva, la felicità. L’uomo non era destinato ad essere felice, ma solo alla disperazione e al fallimento. 
È molto più facile credere nella felicità, o meglio, cadere nel suo inganno, piuttosto che resistere alla tentazione.














«Perché dici “alla fine”?». Sulla fronte di Dan si formò un’adorabile ruga di incomprensione. Continuò quando Alice gli rivolse uno sguardo confuso. «Fai sempre così, parli della tua vita come se fosse quasi giunta al termine e questo fosse l’ultimo atto in copione, nella tragedia. Ma questa non è la fine, Alice. La tua vita è appena iniziata».









Allie fece una pausa. Si sentiva osservata, ma Matt non diceva nulla e lei non aveva il coraggio di guardarlo. «Tu sei la cosa migliore, più vera e pura che mi sia mai capitata. E non voglio perdere neanche te». Lanciò uno sguardo al soffitto. «Cavolo, ora mi avrai preso per pazza! Una pazza sentimentale e…».
«Sincera». Matt le prese la mano. «Sincera e bellissima. Non parlo di aspetto esteriore, sia chiaro, sai già da te di essere meravigliosa, ne sono certo. Ma se questa è la vera Alice Jackson, non voglio che cambi di una sola virgola». Allie diresse all’istante gli occhi nei suoi, scioccata. «Neanche un capello, hai capito?».





La sua vita faceva veramente schifo, pensò mentre percorreva lentamente il cortile della scuola. Ridotta a fare la schiava, lei che aveva un quoziente intellettivo che sfiorava la genialità.

Come diavolo era potuto accadere? Si chiese anche questo, nel momento in cui entrò nell’edificio, terrorizzata a morte che qualcuno del gruppo l’avesse già vista.

Jenny non voleva nulla se non l’anonimato. Era chiedere troppo? Si era costruita un mondo tutto suo, e malgrado a volte potesse sembrare troppo solitario, lei ci stava bene. Nel suo mondo studiava, leggeva, e il suo migliore amico era il suo portatile. Jenny era felice così. Il mondo reale era troppo pericoloso, mentre il suo addirittura appagante. Nel suo mondo non si sentiva affatto giudicata.


«Io non credo che tu abbia torto. Ma non sei un supereroe, né tantomeno un vendicatore». Allie pensò che potevano essere considerati sinonimi, citando la Marvel. «Non spetta a te occupartene. Senza contare che non puoi sapere fino a che punto si potrebbero spingere, se continui a provocarli in questo modo».
Alice rise. «Io non ho paura di loro».
«Oh, credimi, lo so. Il fatto è che lo sanno anche loro. E non tenteranno di ferire te, se non hai timore di loro. Sarebbe inutile, non credi? No, Alice, hanno altri centinaia di modi per ferirti, e si trovano tutti in questa scuola. A partire da Janet». Alice impallidì. Stava forse dicendo che aveva condannato Janet a un altro anno di prepotenze? Ma era assurdo, voleva solo aiutarla! «Ho visto come la guardi. Come se fosse un fragile cucciolo da proteggere. Lo sanno anche loro. Ed ecco cosa succederà: tu li punirai, loro si vendicheranno e di nuovo sentirai il bisogno irrefrenabile di punirli e loro di vendicarsi. È un cane che si morde la coda e non porta altro che guai e sofferenze. La vendetta non è la soluzione, Alice. L’indifferenza è la migliore arma».
«William Shakespeare?», ironizzò.
«Gabriel White e tre quarti del Pianeta», rispose sorridendo.

 «Non mi pare di averti mai visto, amico. Comunque davvero un curioso look, complimenti. A chi ti ispiri, Billy Idol? Oppure... No, aspetta, guarda che hai sbagliato luogo, il raduno dei fans di Buffy l’Ammazzavampiri è nella città accanto. E, se posso dirti la verità, non credo che Spike sarebbe particolarmente contento di questo tuo travestimento. Fossi in te, starei attenta a un’improvvisa resurrezione. Temo che non ci andrà leggero», gli disse alzando leggermente il tono di voce. Era difficile riuscire a farsi capire con quel baccano. Senza contare che era anche piuttosto complicato vedere forme nitide essendo costretta a sbattere continuamente le palpebre per liberarle dall’acqua.
«Resurrezione?», fece lui. «Non dirmi che Spike alla fine... Mi hai spoilerato la morte del mio personaggio preferito?». Ora era decisamente contrariato.
Alice lo trovò interessante, se non altro. «Hai tutta la mia attenzione. Ma ti avverto, sono team Bangel».
«Dicevo, mi chiamo Xor. XorKrämer».
«Oh, è anche peggio!», esclamò con sarcasmo, ma la battuta non sembrò colpirlo più di tanto. Sul suo volto apparve un sorriso a dir poco inquietante.
«E so chi sei, Alice Jackson».

 La prima impressione che Alice ebbe di Zafira la lasciò alquanto... perplessa. La trovarono seduta a una scrivania di un ordine quasi maniacale, elegantemente poggiata allo schienale di una poltrona. Gli occhi verdi e decisi già la scrutavano, mentre lei fissava i suoi capelli scuri che scendevano lunghi e perfettamente lisci ai lati del suo volto chiaro.
Era certamente una donna sicura di sé, o almeno era ciò che la postura eretta e l’espressione risoluta davano a vedere. Non si scompose minimamente quando pronunciò, sbrigativa: «Xor, ho bisogno della tua presenza di sotto. Mi serve qualcuno che controlli la situazione mentre parlo con Alice».
Lo sguardo del ragazzo scattò verso Allie, poi velocemente raggiunse Zafira. «Ma... io pensavo che...», cercò di replicare, ma un’occhiata di Zafira bastò ad ammutolirlo.
«Xor. Non posso occuparmi del Rifugio mentre introduco Alice al nostro mondo, non credi?», fece con voce di seta. Allie non sapeva come ci riusciva, ma il suo tono di voce era ipnotizzante quanto mellifluo.
«Certo. Vado subito». Xor indietreggiò all’istante e uscì.
«Benvenuta».



 «Monroe», la chiamò.
«Oh, non preoccuparti. Non c’è bisogno che mi ringrazi. Anzi, sì, mi farebbe davvero piacere».
Janet avvertiva un tipo di irritazione che non aveva mai provato. Era sempre stata molto paziente, ma questo era troppo. Avrebbe volentieri cancellato in modo violento quel sorriso seccante dal suo volto tanto perfetto quanto finto. «Prima vorrei sapere esattamente cosa hai detto a Taylor». La fissò, seria. «Pensavo gli avresti parlato di... Insomma, pensavo che alla fine mi avrebbe chiesto di uscire».
Monroe sembrava scioccata e anche un tantino irritata. Le sue sopracciglia erano innaturalmente aggrottate. «Con lui? Cioè, lui con te? No, aspetta, pensavi ti avremmo aiutato a uscire con il più figo della scuola? Anche volendo, J., non avremmo potuto fare molto. Non credo faccia opere di carità».




 «È così banale», commentò Xor. «Non è nemmeno un vero potere».
Ma in quel preciso istante il ragazzo li vide, mise giù l’enorme peso e si avvicinò. Non mostrava neanche un segno di stanchezza o di sforzo, sul volto giovane. Alice si chiese quanti anni avesse. Nonostante la sua corporatura imponente, sembrava più piccolo di lei.
«Taci, Krämer. Sei alto un metro e settanta scarso, sei sottopeso e hai l’agilità muscolare di un bradipo invalido», disse.
Allie non riuscì a reprimere la risata che le uscì istintivamente, mentre notò che nel momento in cui Xor divenne nero in volto anche il cielo iniziò ad annerirsi, e ipotizzò che Xor non lo stesse esattamente controllando.
Il ragazzo dalla forza sovrumana diresse gli occhi verdi verso Alice. «Ciao Alice, sono Chris».

 «Chi ha detto “insultare Xor”?».
In quel momento entrò una ragazza: magra, di statura discreta, con un volto lungo e affascinante, capelli più corti di Dan, neri, sparati in aria dal gel, e tatuaggi che ricoprivano interamente entrambe le braccia, lasciate scoperte dalla canottiera bianca che indossava.
«Jadelyn!», fece Chris, sorpreso.
La ragazza lo incenerì con uno sguardo nero che Alice invidiò. «Palmer, odio quel nome, quante volte te lo devo dire?». Nella sua voce, però, non c’era cattiveria.
Chris impallidì. Aveva paura di lei?
«Ciao Jade», intervenne Dan.
«Lui mi piace», disse sorridendogli e porgendogli il pugno come avevano fatto poco prima i ragazzi. Quando si avvicinò ad Allie, poi, le rivolse uno sguardo bieco e un sorriso altrettanto ambiguo. «Avevo sentito parlare di una nuova arrivata, ma non mi avevano detto che era così carina… Sono Jade, vicina di stanza di Dan».








Charlie si voltò e iniziò a dirigere lo sguardo in diverse direzioni, quasi non sapesse dove guardare di preciso. «Avanti, Sabrina, puoi mostrarti. Non avere paura».
Jade e Chris si rivolsero uno sguardo eloquente che sembrava dire: “Questo tipo ha qualche rotella fuori posto, meglio filarsela.”
Ma un istante dopo dovettero ricredersi. I fogli sparpagliati sulla scrivania si mossero un’ultima volta, e lì a fianco si delineò pian piano una figura.
Una persona

«È per questo che non guardi mai le persone negli occhi?», domandò.
Sabrina scosse la testa, giungendo le mani davanti alle gambe. «Non ci si può fidare di nessuno, neppure dei loro occhi».
Jade esitò. «Sai cosa si dice? Gli occhi sono lo specchio dell’anima».
«Mentono anche loro», affermò sicura, sebbene il tono di voce non fosse ancora di una normale tonalità. Jade si ritrovò a chiedersi che razza di situazione anomala aveva vissuto quella povera ragazza per pensare una cosa del genere a poco più di diciotto anni.
«Conosco una persona che la pensa esattamente come te», disse Jade, rilassandosi sulla panchina. «Non si è mai fidata di nessuno, ma alla fine ha imparato a farlo, perché si è resa conto che una vita priva di fiducia equivale a una vita solitaria. E non valeva la pena vivere una vita vuota solo per paura di soffrire».
Sabrina la guardò di nuovo, e per la prima volta i loro sguardi si incontrarono. Jade le fece segno di sedersi a fianco a lei, e dopo un momento di esitazione la ragazza accettò l’invito.


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