18 novembre 2016

Le regole di Hibiki di Cristiano Pedrini


Le regole di Hibiki (Auto da fe) di [Pedrini, Cristiano]

Hibiki ha una vita difficile alle spalle e un fratellino malato di cui prendersi cura. Si prostituisce per necessità, finché trova lavoro allo studio legale di Chris Page, tra i maggiori avvocati della city. La relazione fra i due si fa presto intima, Chris non sa resistere a quello sfacciato ragazzino a cui non mancano certo coraggio e orgoglio.
Molti però sono gli ostacoli, Hibiki capirà ben presto che per sopravvivere in un mondo ostile dovrà seguire le proprie regole.



Le regole di Hibiki è una storia a tutto tondo che da subito coinvolge il lettore. La sua trama semplice, delicata e complessa, è in grado di carpirlo sin dalle prime pagine e tenerlo poi legato fino alla fine, questo grazie ai personaggi che l’autore ci presenta e che sono da subito forti e incisivi.
Hibiki Cole è il protagonista che non ti aspetti, dalla forte psicologia e in grado sin dal principio di far affezionare il lettore, e questo romanzo è senza dubbio soprattutto la sua storia.
Rimasto orfano in giovane età, ha ora diciotto anni, vive in una Londra frenetica e avvolgente, e ha Owen, il suo fratellino minore, gravemente malato e bisognoso di cure, che il fratello si premura di mantenere al meglio nonostante la giovane età di entrambi.
Per far ciò, Hibiki si prostituisce.
In apertura del romanzo, infatti, ci si dipana davanti agli occhi una delle scene più forti e convincenti dell’intero racconto: Hibiki è insieme a Gregory, un suo amico affezionato che in cambio di affetto e qualche ora tra le lenzuola, lo paga per mantenersi e vivere, insieme agli altri mille lavoretti che il ragazzo svolge qui e là.
Hibiki lo fa per Owen, lo fa per consentirsi di curarlo e per vivere con lui e spesso lo fa con fatica e controvoglia, chiaramente, eppure è in grado sin dal principio di tenere sempre alta la testa e di far spiccare senza mezzi termini una personalità piccata, poliedrica e così accattivante che il lettore non può fare a meno di sentirsi da subito incredibilmente attratto dal suo personaggio insolito, spesso sopra le righe eppure così alla portata di mano da vederlo già sin dal principio quasi come un amico.

“Toccami, fai quello che vuoi… mi disse al nostro primo incontro, ma non credere di poterti innamorare di me… ed evita di perdere tempo a farmi stupidi regalini; io non sono un animaletto da compagnia”.

Gregory usa Hibiki per piacere e affetto e Hibiki usa il suo corpo per denaro, cosa che però non va giù a Owen, il suo fratellino che nonostante la giovane età, sa già ogni cosa della vita e del fratello maggiore che non sempre approva.
Sarà proprio lui, infatti, a obbligare Hibiki a interrompere quel lavoro ai suoi occhi sbagliato; così gli fissa a insaputa un colloquio di lavoro come fattorino presso uno dei più grossi e importanti studi associati di avvocati della città. Ed è proprio grazie a quel colloquio che la vita di Hibiki cambierà, portandolo tra i pericoli e le emozioni immense che Chris, uno dei più importanti e ricchi avvocati di Londra, gli saprà donare.
Chris capita nella vita di Hibiki così, un po’ per errore, un po’ per miracolo, un po’ per amore, ma la loro storia darà incredibile.
In questo romanzo tutto pare seguire una storia lineare e narrata con maestria e capacità, eppure immense e molteplici sono le sfumature che l’autore ha voluto donarle.
A partire dai personaggi che vengono mostrati in crescita sia sentimentale sia intellettuale, personaggi che convincono e che riesci quasi a vedere grazie alla minuziosa capacità di conferir loro una tridimensionalità che sempre convince.
I temi trattati sono molteplici e il più spiccato e apprezzabile è quello dell’amore fraterno; quello della cura per chi amiamo, quello del mettersi in gioco e rischiare se stessi in nome di quell’amore senza vergognarsene mai, a testa alta, comunque con onore. E poi la forza di cambiare le carte in tavola, di cambiare vita.
L’onestà e la disonestà saranno le due facce della medaglia, unite alla visione romantica di un amore puro, di contro alla perfidia di chi non lo sa accettare. Una sorta di educazione sentimentale fa da sfondo quindi a tutta la scena, sia questa legata all’amore romantico che fraterno.
Tuttavia non è soltanto l’amore a essere presente tra queste pagine, non soltanto la passione o il rapporto d’affetto, perché in questo romanzo dà di più e riesce ancora una volta a donare una sfumatura avventurosa alla storia, creando giochi di suspense, paura e lotta, che riescono a convincere e appassionare il lettore.
Gelosia, brame di potere, colpi bassi e complotti saranno alla base di una storia d’amore puro che invece resisterà, donando così quel tocco di adrenalina che rende ancor più piacevole e interessante la storia.
Hibiki è una storia che non delude, ricca di colpi di scena e di emozioni, riesce a superare la soglia del piacevole arrivando a essere grandiosa e per certi aspetti anche innovativa: l’originalità che si respira tra queste pagine, infatti, è una delle cose più apprezzabili ai fini di una lettura entusiasmante e che ti resta nel cuore, quasi come se fosse un insegnamento alla vita e all’emotività, ai pericoli del vivere e alle soluzioni.
La diversità inoltre è qui narrata come qualcosa di così naturale e delicato da aprire menti e cuori; come dovrebbe essere, infatti, la storia d’amore convince e fa sì che i personaggi siano sempre naturali e mai forzati, così come le vicende narrate.
Vicende incalzanti che non lasciano mai un attimo di respiro e che man mano che proseguono ci presentano con nitidezza tutti i personaggi e gli intrecci di una storia mai sgombra di meccanismi da comprendere e scoperte da inseguire.
Molti i messaggi inviati al lettore, corollati da una caleidoscopica visione di vita, amore e problemi. Messaggi di facile fruibilità ma che restano dentro, permettendone così al lettore la rielaborazione una volta terminata la lettura.
Questa è una storia soprattutto di uomini: di uomini forti, uomini deboli, uomini spaventati e di donne e altri uomini che li usano; questa è una storia d’amore ma anche di azione, una di quelle storie, insomma, capace di lasciare il segno.
Hibiki e Chris attraverso delle vere e proprie prove, conosceranno quindi il significato dell’amore e della lealtà, quello della fiducia e anche quello della famiglia, il tutto miscelato e ottimizzato con cura dall’autore stesso.
Un autore che non si smentisce e che torna a cavalcare l’onda della storia di vita reale eppure emozionante e piena di suspense insieme, narrata con grandi capacità linguistiche e di stile che rendono la storia stessa più incisiva.
Così questo romanzo, infine, conduce il lettore attraverso un percorso di crescita e di lotta, immergendolo nella vita e nella profondità delle emozioni, tenendolo aggrappato a un filo e conducendolo a un finale inaspettato e ricco di emozioni.
Le regole di Hibiki è un romanzo lineare e complesso ed è di difficile catalogazione poiché tocca vari elementi e molte realtà diverse. Sicuramente è una storia d’amore ma è anche una storia di azione e famiglia, una storia di brividi e di coraggio.
Un viaggio che l’autore ci chiede di compiere insieme a lui e che ci conduce dove a noi serve andare e non dove lui ha stabilito e deciso.
Hibiki è uno specchio di molti aspetti di noi, a ciascuno il suo; e le relazioni che il ragazzo ha all’interno del libro sono tutte funzionali alla trama, nessun personaggio compare e interagisce con il protagonista senza un senso, anzi, tutto concorre per permetterci di guardare: guardarci dentro, sì, ma anche vedere.
Un romanzo senza fiato, senza scampo e pieno di grandi emozioni, raccontate con stile e capacità da una penna che ancora una volta convince e che tratteggia un nuovo universo di colori e avventure da non perdere e non lasciare andare.


A cura di Deborah Fasola
Editor professionista free lance 




Il giovane si appoggiò al bancone della reception porgendo un timido saluto che l’addetto, nella sua elegante divisa color porpora, contraccambiò sorridendogli.
Ormai quest’ultimo conosceva bene quel ragazzo dall’aspetto sciatto che, periodicamente, entrava nella hall dell’elegante albergo, per raggiungere la suite presidenziale.
«È già arrivato… mi ha pregato di dirti di salire subito» gli disse indicando gli ascensori.
Il ragazzo annuì. Infilò le mani nelle tasche dei jeans e raggiunse l’ascensore attraversando l’immenso atrio, a quell’ora praticamente deserto. Difficilmente in altri orari sarebbe potuto passare inosservato dinnanzi al via vai di clienti facoltosi: l’avrebbero sicuramente squadrato dall’alto in basso.
Ora invece sapeva che non avrebbe incontrato nessuno e, quando le porte della cabina si aprirono davanti ai suoi occhi, si vide riflesso nello specchio che ricopriva la parete interna dell’ascensore.
Varcò la soglia pigiando distrattamente il pulsante dell’ultimo piano.
Mentre sentiva la cabina salire speditamente, rimase con lo sguardo fisso sulla sua immagine. Si passò le mani tra i capelli corvini che gli coprivano parte della fronte, evidenziando i suoi occhi verdi. Quella tonalità così insolita, simile al colore degli smeraldi più puri. La gemma  amata fin dai tempi di Cleopatra e che l’antica sovrana d’Egitto adorava. Una storia che sua madre, da sempre
appassionata di quel periodo storico, gli aveva raccontato più volte. Non gli bastava averlo chiamato con quel nome assurdo, pensò il ragazzo sorridendo al ricordo, aveva rincarato la dose con quel nomignolo… Hibi Green… che ripeteva in continuazione, davanti a parenti o a perfetti sconosciuti. Forse molti dei suoi complessi infantili derivavano proprio da quel tipo di atteggiamenti, che in
qualche modo aveva involontariamente subito.
Si massaggiò il viso, toccandosi gli sparuti peli della barba… non se la faceva da quasi due settimane anche se, dopotutto, non aveva notato poi molta differenza rispetto a quando si radeva quotidianamente.
Quando le porte si riaprirono si voltò velocemente, avviandosi attraverso il lungo corridoio che portava alla suite. Lo percorse meccanicamente: era un tragitto che aveva imparato a memoria, immerso nella quiete della sera. Ormai conosceva ogni particolare del disegno che ornava la lunga passatoia di color avorio che lo stava accompagnando a destinazione.
Si arrestò davanti alla doppia porta, racchiusa in un pesante ed elaborato stipite di gesso bianco. Bussò tre volte ed entrò senza attendere alcuna risposta, come era abituato a fare.
La suite era deserta, illuminata soffusamente dalle lampade poste su alcuni tavolinetti di radica, che infondevano un senso di discrezione e al tempo stesso di opacità e di immaterialità a quell’ambiente sfarzoso. Un appartamento da quattrocento sterline a notte. Il suo amico si era trattato sempre bene e non aveva mai voluto cambiare il luogo dell’appuntamento.
Oltrepassò il largo tappeto persiano che ricopriva gran parte del pavimento di marmo, fino a raggiungere il letto a baldacchino. Si sedette sul fondo in attesa, incrociando le braccia.
Non era certo la prima volta che si trovava in quel luogo, tuttavia il suo disagio era sempre lo stesso che aveva avvertito fin dall’inizio. Sentiva il suo cuore battere sempre più velocemente sapendo che, in fondo, essere in quella stanza lo faceva sentire sporco.
Sporco non tanto verso se stesso quanto verso colui che, per l’ennesima volta, aveva ingannato per ritrovarsi lì.
All’improvviso qualcosa gli chiuse gli occhi, gettandolo nell’oscurità.
«Bentornato piccolo Hibiki» sussurrò una voce che conosceva bene, così come il profumo amaro emanato da quelle mani, che non ebbe esitazioni a riconoscere.
Il ragazzo prese i palmi dell’individuo dal suo viso, e li abbassò. Si voltò lentamente replicando: «Ti piacciono sempre le entrate a effetto…» osservò sollevando il sopracciglio, iniziando a sfilarsi la giacca di panno.
«Oggi sei più imbronciato del solito, tesoro… dai, mostrami il tuo bel sorriso» lo pregò l’uomo, mettendosi di fronte a lui.
Hibiki sollevò lo sguardo guardandolo divertito.
Conosceva Gregory Hewitt da tre mesi e per tutto questo tempo, nonostante i loro incontri, non aveva ancora imparato ad accettare il semplice fatto che a lui, di sorridere o di mostrarsi accondiscendente, non gliene importava nulla.
A quell’uomo interessava qualcuno da accarezzare, da stringere a sé e da possedere per riempire qualche ora delle sue notti solitarie. In cambio otteneva quello che gli era necessario per andare avanti, nient’altro.
«Toccami, fai quello che vuoi… – gli aveva detto Hibiki al loro primo incontro – ma non credere di
poterti innamorare di me… ed evita di perdere tempo a farmi stupidi regalini; io non sono un animaletto da compagnia» aveva replicato con quel tono sprezzante che aveva sbalordito Gregory, facendogli provare da subito un’incredibile attrazione per quel ragazzino che poteva permettersi di sbattergli in faccia le sue condizioni.
E da subito lo volle accontentare.
Si sedette sulla poltrona del salotto antistante il letto.
Si sciolse il nodo della cravatta e dopo essersi versato uno sherry, con dell’abbondante ghiaccio, si rivolse al suo ospite: «Bene, come desideri, allora spogliati…»
Hibiki non replicò. Si avvicinò, restando dinnanzi a lui, su quell’immenso tappeto dai toni scarlatti. Fece scorrere le sue mani lungo la maglietta tarlata sul bordo inferiore, sollevandola fino a levarsela.
La lasciò cadere ai suoi piedi prima di togliersi le scarpe Converse, un tempo di colore bianco, facendo pressione sui talloni. Anch’esse finirono a poca distanza dalla t-shirt.
Gregory, sorseggiando dal bicchiere, non riusciva a distogliere lo sguardo da quel corpo ancora acerbo, ma che era in grado di attrarre e sedurre chiunque restasse a fissare quella carnagione fresca, dello stesso colore del latte, pura e mai profanata. Sapeva che per quel ragazzo, da pochi mesi maggiorenne, era la prima volta da solo con un uomo ricevendo quel genere di attenzioni, tuttavia
si era presentato come il più navigato e sicuro dei ragazzi da compagnia, come aveva sentito soprannominarli nell’ambiente.
«Prosegui…» gli ordinò l’uomo passandosi le mani tra i capelli castani, aspettando che le mani del ragazzo si animassero e si muovessero di nuovo, raggiungendo la zip dei jeans.
Slacciò l’unico bottone e lasciò che l’indumento scendesse da solo, lentamente, fino ai suoi piedi, rimanendo immobile per diversi attimi che a Gregory parvero interminabili, assorto com’era nel rimirare quelle gambe snelle e prive di muscoli ma al contempo armoniose e degne di essere avvolte in un lungo e appassionato massaggio.
Attese che il ragazzo le alzasse di poco, oltrepassando gli abiti rimasti sul tappeto, e quando lo vide avvicinarsi alzò la mano, intimandogli di rimanere dov’era.
«Voltati…»
«Sei uno di quelli a cui piace solo guardare?» sussurrò il ragazzo ubbidendo alla richiesta.
«Ora unisci le tue mani, portandole dietro la nuca» si sentì ordinare.
«Come desideri» replicò Hibiki.





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