01 novembre 2015

Halloween Fantasy




MASSIMO GERACI

Riadattato per l'occasione dal mio romanzo IL MISTERO DI VARNO vi lascio al mio racconto di halloween. Buona lettura a tutti.
Mancavano due giorni alla festa di halloween, gli otto ragazzi di Varno, non sapevano cosa fare per rendere quella serata speciale, volevano che quella festa rimanesse impressa nelle loro menti per tutta la vita. Sarah, era una delle quattro ragazze che insieme con altri quattro ragazzi componevano il piccolo gruppo, lavorava nella biblioteca comunale e la mattina di quel giorno, trovò un giornale che parlava di una vicenda avvenuta a Varno quarant'anni prima. Gli otto ragazzi, avevano formato un gruppo su whatsapp e Sarah aveva avvisato tutti gli amici che forse aveva trovato il modo per rendere la serata di halloween veramente particolare e aveva proposto agli amici di vedersi la sera ai giardini pubblici che c'erano dietro l'asilo. I ragazzi non stavano più nella pelle, erano veramente ansiosi di sapere cosa avesse in mente la loro bizzarra amica. Arrivata finalmente la sera, gli otto ragazzi si riunirono ai giardini alle 21,30 come stabilito, erano tutti stranamente puntuali, si sedettero nelle panchine e Andrea, quello che era più ansioso di tutti, domandò a Sarah cosa avesse da proporre; "Ragazzi non ci crederete, proprio questa mattina, quando riordinavo l'archivio che riguarda i vecchi quotidiani, mi è capitato un articolo di quarant'anni fa che parla di una vicenda che è avvenuta proprio qui, nel nostro noioso paese." Ci fu una breve pausa, Sarah si rese conto che aveva catturato in pieno l'attenzione dei suoi amici, i quali quasi a unisono urlarono all'amica di continuare. "Ebbene, l'articolo dice che qui a Varno, c'e vissuta una donna che era additata da tutti come una strega, tutti in paese non le rivolgevano la parola e nessuno sapeva che origini avesse questa donna, fatto sta che ne erano tutti intimoriti e le stavano il più lontano possibile. Il 31 di Ottobre del 1975, il custode del nostro cimitero, durante un giro di controllo, trovò in uno spiazzo erboso seminascosto, un gatto nero privo di vita e quelle che sembravano essere ossa di qualche tipo di animale, una specie di braciere e delle candele. Subito pensò che a mettere lì quelle macabre cose fosse stata la donna che tutti loro chiamavano la strega e impaurito si affrettò a raccontare la cosa ai suoi amici. Un gruppetto formato da otto uomini, decise di tenere sotto controllo i movimenti della donna. Alle 23,30, la donna uscì da casa, con la bicicletta si recò al cimitero, si fermò davanti al cancello e lo aprì. Il custode si domandò dove avesse potuto procurarsi le chiavi, o magari aveva usato un incantesimo, fatto sta che entrò. Gli otto uomini attesero cinque minuti e dopo la seguirono. La donna andò dove c'era lo spiazzo erboso, accese un piccolo falò e si mise a trafficare con quegli oggetti, a un certo punto gli otto uomini che brandivano dei bastoni uscirono allo scoperto, saltarono addosso alla donna e la colpirono a morte. La donna prima di morire lanciò loro una maledizione, gli disse che si sarebbe presa le vite dei loro discendenti." "Caspita Sarah! Questa storia è incredibile!" "Già, però è vera!" "Allora cosa suggerisci di fare?" "Vorrei fare una scommessa!" "Quale?" "Un ragazzo e una ragazza di noi, scelti a caso con un'estrazione, dovranno entrare nel cimitero la sera di halloween, andare nella tomba della donna e uno farà un reportage e l'altra filmerà con il telefonino." "Eccezionale! Io ci sto!" Gli altri ragazzi non sembravano molto d’accordo, ma dopo varie insistenze accettarono. I ragazzi fecero l'estrazione e i due nomi estratti furono quelli di Marina e di Gianni. Alle 23,00 del 31 di Ottobre 2015, gli otto ragazzi si diressero tutti al cimitero, Marina e Gianni, riluttanti scavalcarono il cancello del cimitero e seguendo le indicazioni di Sarah si diressero dove c'era la tomba della strega. La serata era molto umida, la leggera nebbia nascondeva in parte le tombe. I ragazzi con un po' di fatica trovarono la tomba. Con un enorme sforzo, Marina si mise di spalle alla tomba, Gianni prese il telefonino e cominciò a filmare, ma non appena iniziò, vide alle spalle di Marina quelli che sembravano due occhi rossi e del fumo uscire dalla tomba, un urlo agghiacciante ruppe il silenzio del buio che c'era fino ad arrivare ai ragazzi in attesa fuori. Impauriti e preoccupati, i ragazzi entrarono tutti nel cimitero per dirigersi dove c'era la tomba della strega. Quando la raggiunsero, sul luogo non trovarono nessuno, il telefonino di Gianni era a terra acceso, Andrea lo prese e mentre sconcertato guardava il video di ciò che accadde, un urlo agghiacciante fece saltare per aria i ragazzi, fu Sarah a urlare che tenendosi la mano sinistra contro la bocca dal terrore, con il dito indice della mano destra indicava agli amici la lapide della strega, con lo sguardo seguirono la direzione del dito di Sarah e rimasero sconvolti nel vedere che sulla lapide, insieme al nome della strega si erano aggiunti i nomi dei loro due amici.




CLAUDIA MELANDRI

Tratto dal romanzo "Il Dono"
Ancora non riusciva a mettere a fuoco quello che aveva intorno, ma ogni più piccolo osso del corpo gemeva dal dolore e quello lo sentiva forte e chiaro. Quando si rese conto di essere appeso per i polsi, il panico lo colpì con un pugno in pieno stomaco. Ma fu niente al confronto, quando si ritrovò faccia a faccia con un volto che non aveva niente di umano. Era come guardare l’inferno fatta persona. Sapeva a chi appartenevano quei tratti terrificanti, e sapeva anche che la sua vita era giunta al termine.
– Dove l’hanno portata? – chiese il male con voce tagliente e sicura. – È questo che voglio sapere. Se ti decidi a parlare, la morte giungerà rapida. Altrimenti la tua vita me la prenderò un pezzo per volta.
L’uomo non fiatò, limitandosi a spostare lo sguardo da un'altra parte.
Patrick notò uno scintillio nella mano sinistra di Sean. Il movimento, troppo rapido per focalizzarlo.
Un urlo lancinante si propagò tra quelle mura. Bastò abbassare lo sguardo per vedere un grosso cacciavite conficcato fino al manico nella gamba destra del prigioniero, e, lentamente, veniva rigirato nella carne. Prima in un senso e poi nell’altro. Il sangue colava a terra gocciolando dalla punta della scarpa, come il rubinetto di un lavandino chiuso male. Le urla assordanti coprivano il terrificante strepito delle carni che si laceravano.
Simili scene Patrick le aveva viste sempre al cinema o in TV. Erano i suoi film preferiti. Solo che al cinema non senti l’odore metallico del sangue e non ti sposti per non fartelo schizzare addosso.
La cosa più impressionante però, era il mezzo sorriso impresso sulle labbra di Sean. Sembrava che provasse un sadico piacere nel torturare quell’uomo.
Miguel se ne stava tranquillo, seduto su una delle due luccicanti motoslitte rosso fuoco. Anche per lui, stesso ghigno divertito sulle labbra.
Sulla parete alle sue spalle, delle rastrelliere sfoggiavano un gran quantitativo di attrezzi e utensili di meccanica. La passione per i motori dei Green si tramandava da generazioni. Infatti, più che un garage quella era una vera e propria officina professionale. Non mancava proprio nulla e ognuno di quei pezzi poteva essere usato come un efficace strumento di tortura.
– Hai bisogno che ti ripeta la domanda? – sibilò Sean.
– No… – rispose lui con un alito di voce. Aveva ancora il caccia-vite infilzato nella coscia, ma se non glielo toccava il dolore era sopportabile.
Miguel saltò giù dal sellino avvicinandosi a grandi passi ai due.
– Come ti chiami?
– James…
– Bene James, il mio fratellino qui presente vuole una sola cosa da te. Dagliela e presto finirà tutto.
A James sfuggì una risata isterica. – Certo, come no. Tanto io sarò morto comunque.
Sean spinse Miguel di lato con poco riguardo, fulmineo tolse il cacciavite dalla gamba dell’uomo affondandolo nello sterno. Qualche secondo dopo James sputò sangue.




KORALINE LIVIA FERRARA


PROLOGO... Era un principe che nessuno aveva mai amato. Era un principe che nessuno aveva mai incontrato, era un principe che, forse, mai nessuno avrebbe voluto vedere, ma io li ho visti i suoi occhi. Era la notte di Halloween quando uscì da quel casolare abbandonato e incontro', per la prima volta, il mio sguardo speventato. Il mio cuore smise di battere per paura che lui potesse sentirlo. Solo tempo dopo capii che non avrei mai dovuto temerlo. Non è la paura il sentimento da provare di fronte a lui, ma qualcosa che deve andare molto oltre la logica di noi sciocchi umani...



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