13 febbraio 2016

Recensione: "Il Fiore" e un the in compagnia di FedeMas


Un ragazzo cresciuto col codice della mala.
Una baby gang che diventa la sua nuova famiglia.
Una potente organizzazione camorrista determinata a mettere le mani sulla Puglia.
Una storia a tinte forti che, fra giochi di potere, traffici illeciti, eros e violenza, racconta la guerra fra clan,
ma anche la voglia di redimersi.




Ho letto questo romanzo con molta curiosità, trattandosi di un lavoro presentato dall'autore come la rielaborazione di una serie di fatti di cronaca che evidentemente lo hanno toccato da vicino, quantomeno perché riguardanti vicende accadute nella sua regione nel corso degli anni Ottanta.
Protagonista è Miky, un ragazzino cresciuto in un mondo di violenza e sopraffazione che diventano regola di vita e condizione obbligata non solo per potere emergere ed elevarsi oltre la mediocrità, ma in talune situazioni anche solo per sopravvivere alla dura legge della strada.





Ne esce uno spaccato sociale che mostra a vari livelli il mondo della droga, del malaffare e le lotte tra diverse cosche mafiose in competizione fra loro per il controllo dei traffici illeciti sul territorio, che l'autore descrive con un linguaggio molto ficcante, crudo, diretto e senza fronzoli.
Encomiabile è il meticoloso lavoro di ricerca indubbiamente affrontato nel ricostruire vicende così torbide e complesse. I personaggi appaiono veri e reali, tanto da incutere paura a chi non è avvezzo a certe realtà, in un mondo dove la linea che separa il successo dal fallimento, ma anche la vita stessa dalla morte, appare davvero molto sottile.
In questo panorama corrotto e contorto c'è spazio anche per i rapporti sentimentali, ma in quel mondo l'amore sembra essere una semplice appendice della vita, un optional che diventa mezzo di affermazione sociale per le ragazze e di ostentazione e possesso per l'elemento maschile.
È quanto ci viene proposto da Miky, attraverso un filtro di visione della vita molto naif:

 
Ricomparve dopo un quarto d'ora sull'uscio, vicino a Miky. Gli piombò addosso e lo baciò tendendogli le braccia al collo. Di chi è questa Vespa?» chiese contemplandola.«È mia, ti piace?»«Ma cosa vuoi da me? Sei troppo piccolo!»«Sali, ho una sorpresa per te» disse calciando il pedale d'avviamento. Giunti in centro, parcheggiarono a bordo del marciapiede e si misero a passeggiare osservando le vetrine, puntando il  dito sugli articoli in esposizione.«Quanto mi piace quella borsa di Armani» disse lei con gli occhi infiammati dal desiderio di possederla.«Entriamo, no? Che cosa stiamo a fare qua fuori?»«Non ho soldi!»«Non ti preoccupare, ci penso io. Era questa la sorpresa.»

Consiglio la lettura di questo romanzo a chi fosse interessato ai temi sociali della nostra epoca, considerando i fatti descritti ancora d'attualità benché riferiti alla vita di circa un trentennio fa.
Il mio giudizio sul lavoro è lusinghiero, sebbene come lettore debba rilevare un appunto riguardo alla costruzione della storia nel suo complesso, perché il quadro che ne esce mette in primo piano i fatti di cronaca e la narrazione della lotta fra i personaggi presentati, tantissimi forse troppi, relegando Miky e le sue vicende personali sullo sfondo anziché in rilievo come nel mio personale modo di vedere le cose avrebbe meritato la particolarità del personaggio. Dico questo perché al termine della lettura si ha più l'impressione di aver letto un saggio di cronaca che non un vero e proprio romanzo.

In ogni caso, l'autore merita un plauso particolare per il coraggio avuto nello scrivere e presentare una vicenda dalle tinte e dai temi sociali così forti. Un pregio che non è da tutti





Come nasce in una persona la passione per la scrittura?
La passione per la scrittura di solito nasce quando ti succede qualcosa che ti segna.

Un valido scrittore deve essere prima un ottimo lettore?
Sì, sono fermamente convinto di questo, affido le mie letture ad autori rinomati alla ricerca di stili di scrittura sempre differenti.

Parlaci delle tue opere, a quale target di lettori si rivolge?
I miei romanzi comprendono più generi, tendo ad ibridare per creare qualcosa di originale, per comunicare il messaggio a più persone possibili (con le mie opere).

Cosa ha fatto scattare la scintilla che ha portato alla luce la tua ultima fatica letteraria?
Più che una scintilla è stata come la goccia che fa traboccare il vaso pieno d’acqua, da tempo volevo scrivere un diario personale o qualcosa che mi desse la possibilità di esprimermi attraverso la letteratura.

Cosa pensi del connubio scrittura-web-social. Oggi un autore non ha altro modo per far conoscere se stesso e le sue opere?
I social, Facebook in particolare è fondamentale per divulgare le proprie opere, l’alternativa sarebbe sganciare una valigia di soldi ad agenti letterari e grandi CE ma detto francamente non lo trovo giusto.

Che speranza ha un autore di riuscire a scalare le vette senza essere sommerso dai milioni di libri che ogni anno si pubblicano?
La speranza una persona la coltiva dentro di se con la fede, bisogna credere in se stessi, essere costanti e perseverare. 

Quali sono i pro e i contro tra pubblicare in Self oppure ricevere un contratto da una Casa Editrice?
Pubblicare self è come essere imprenditori di se stesso; pubblicare con le CE a mio parere (che può essere non condiviso) vale solo se lo si fa con le big.

Qual è il libro che più hai amato leggere e che ti ha fatto dire: “Avrei voluto scriverlo io”.
 Ce ne sono diversi uno per ogni genere, cito Peccato Originale che è scritto da dio.

In tre parole descrivi la tua scrittura. 
Avvincente, scorrevole, dark.

I consigli sono sempre preziosi, cosa ti senti di raccomandare a un autore che decide di dare vita al proprio sogno e buttarsi nel mondo dell’editoria?
Consiglio di rivedere le basi della scrittura creativa e di scrivere ciò che si sente e non farsi trasportare dalle correnti editoriali e dalle mode.


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