17 febbraio 2016

Recensione: "Nel calore del tuo corpo" di Silvia Carbone, Michela Marrucci



All'apertura del testamento del nonno materno, Swami Peterson è obbligata a partire per Hardin, un piccolo paese del Montana, per vendere il ranch che ha ereditato. La vita che conduce a Boston è perfetta e lei ha premura di risolvere tutto in fretta per poter ritornare al suo lavoro e alla sua vita. Ciò che Swami non ha previsto è di ritrovarsi a fare i conti con la bellezza rude e sconvolgente di Riley Carson, mandriano della sua stessa fattoria. Lui è troppo diverso dagli uomini a cui è abituata, e Swami cercherà di stargli alla larga nonostante la forte alchimia tra di loro. Il desiderio accende i loro cuori e i loro corpi in una spirale vorticosa che il destino si diverte a intrecciare.




Ho iniziato a leggere questo romanzo con un pizzico di scetticismo, perché il tema e l'ambientazione, in senso oggettivo, mi sembravano un tantino scontati.
Una giovane e bella ragazza di Boston costretta a recarsi nel Montana per vendere un ranch ricevuto in eredità dal nonno, portato avanti da un rude cowboy avvezzo a trattare alla stessa maniera donne e animali. Mmmm... Dove avevo già sentito una storia come questa?
Benché la trama non si presentasse esattamente come innovativa, ho convenuto che fosse un peccato limitare l'interesse per questo romanzo alla sola originalità del tema trattato, perché esistono veri e propri capolavori della letteratura costruiti su cliché consolidati nel tempo.
Pensiamo soltanto al tema di Dracula e del vampirismo, oppure ai gialli di Agata Christie, oggetto di svariate opere costruite sempre con la medesima intelaiatura narrativa. Ma ci sarebbero mille altri esempi. Dunque mi sono imposto di leggere “Nel calore del tuo corpo” con la curiosità di vedere come le autrici avrebbero interpretato un tema all'apparenza così scontato.
Un po' di fifa mi è venuta nel leggere le prime pagine, dove Swami, la giovane della East Coast, discorreva con un'amica a proposito del suo viaggio verso il Montana:


“Andiamo bene...” Mi sono detto mentre mi risuonava già in testa la musichetta della pubblicità di “Gri-ingo! Gringò!”, per inciso quella che dice: “Lassù nel Montana, tra vacche e cowboy, c'è sempre qualcuno di troppo fra noi...”
Invece devo dire di essere rimasto piacevolmente coinvolto dal prosieguo della lettura, leggera e scorrevole nella narrazione di una storia che pur non rivelando sorprese particolari, è caratterizzata da personaggi ben curati. Che poi i protagonisti siano tutti giovani, belli e attraenti è una componente inscindibile del cliché stesso, ma in fondo il pubblico verso il quale è indirizzato questo lavoro cerca proprio queste cose, dunque perché giudicare certi particolari? Fanno parte del gioco. 
Mi ha piacevolmente sorpreso la descrizione dei luoghi, perché le autrici sono state brave nel creare la giusta atmosfera tipica della provincia americana, tanto da farmi scorrere davanti agli occhi il video musicale di Home, una ballata in salsa country della cantante americana Sheryl Crow, un mito dei miei anni Novanta. Lei è originaria del Missouri, non proprio dalle stesse parti, ma nel mio immaginario le differenze tra Montana e Missouri non sono molto importanti:


Chi ama la cultura e i costumi dei nativi americani troverà piacevoli alcune citazioni e una piccola sorpresa finale di tradizione Cheyenne, perché la protagonista è di origini pellerossa da parte di padre e ne vuole tramandare le usanze.
Ne consiglio la lettura a un pubblico femminile affezionato al tipico filone sentimentale, che tra le pagine del libro avrà modo di trascorrere alcune ore di serenità, godendo della piacevole compagnia di Swami, del cowboy Riley e degli altri personaggi di contorno, sognando i rodei e i paesaggi naturali dello sperduto nord ovest americano


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