15 aprile 2016

Un the in compagnia di Viviana Giorgi



Come nasce in una persona la passione per la scrittura?
Intanto grazie per avermi invitato a stare un po’ con voi, sono molto felice di questa intervista. Sapete che anche lo sfondo del mio sito è fatto di…cupcakes? Li adoro, anche da un punto di vista estetico. Dunque, vengo alla prima domanda, che risponde per forza di cose anche alla seconda. Sicuramente la passione per la scrittura nasce da quella per la lettura, le due cose sono sempre strettamente legate, a mio avviso. Non è detto che un lettore forte senta la necessità di scrivere, ma è certo che uno scrittore non possa vivere senza leggere. Poi ci sono altre componenti che spingono a scrivere. In molti il desiderio nasce dalla voglia di raccontarsi. Ci sono cassetti pieni di diari, magari scritti benissimo, e moltissimi romanzi sono autobiografici. È vero che un po’ di sé c’è in ogni romanzo, ma nel mio caso il desiderio di raccontarmi (che barba!) non c’entra affatto. A parte il fatto che prima di darmi al romanzo facevo la giornalista, quindi avevo già confidenza con la tastiera, la molla per me è statala voglia di creare storie – e quindi in un certo senso vivere quelle storie – che mi facessero uscire dal mio tran tran quotidiano. Un po’ come aprire una finestra su un mondo parallelo e ideale e respirare a pieni polmoni. Per questo scivo essenzialmente commedie romantiche,perché mi fanno stare bene. Uso la scrittura come una breathing room, o se volete come una auto-terapia (ma non sono pazza, lo giuro!).

Un valido scrittore deve essere prima un ottimo lettore?
È obbligatorio, ma ho già risposto prima a questa domanda. Posso aggiungere che essere degli ottimi lettori è fondamentale perché è leggendo che si apprendono le prime regole di scrittura. Poi è chiaro che, dopo averle fatte sue, ogni scrittore dovrà trovare un proprio linguaggio, perché avere una voce diversa da quella del gruppo è fondamentale, soprattutto se si scrivono romanzi di genere.

Parlaci delle tue opere, a quale target di lettori si rivolgono?
Scrivo commedie romantiche, storiche e contemporanee, ma sempre con una forte impronta ironica. Il mio target ideale è femminile (ma ho anche dei maschi che mi seguono!), di età tra i venti e gli –anta, che sappia apprezzare l’ironia, che voglia insomma sorridere e non solo piangere sull’ultima disgrazia. Qualcuno ha scritto che i miei romanzi sono feel good , cioè che fanno star bene, che fanno sorridere. Questo è il complimento che preferisco.
Ecco cosa offro alla mia lettrice:
- una storia d’amore tra due persone adulte (non mi interessano le storie YA).
- un eroe apparentemente alfa, ma con qualche debolezza beta epure delta.
- eroine indipendenti e un po’ pasticcione, con un gran senso dell’ironia, capaci di prendere in mano la propria vita e anche quella dell’eroe alfa, all’occorrenza.
- un’ambientazione particolare, che in qualche modo entra da protagonista nella storia e “dialoga” con i protagonisti.

Cosa ha fatto scattare la scintilla che ha portato alla luce la tua ultima fatica letteraria?

Georgette Heyer, una grandissima scrittrice sui cui libri sono cresciuta e che è la creatrice del genere Regency. Visto che nel 2015 cadeva l’anniversario degli ottanta anni del suo “Regency Buck”, considerato il primo romanzo regency della storia, ho pensato di scrivere un piccolo omaggio a Georgette e a tutti i duchi, conti e marchesi che hanno popolato i miei sogni di lettrice di romance. Ecco la scintilla che ha portato alla pubblicazione di “Zitta e ferma Miss Portland!”, un piccolo divertissement che nasconde però una grande passione per un genere che, ogni tanto, devo leggere o rileggere.

Cosa pensi del connubio scrittura-web-social. Oggi un autore non ha altro modo per far conoscere se stesso e le sue opere?

Credo che ormai i social siano fondamentali per ogni autore, soprattutto se pubblica prevalentemente in digitale. Non so se ci sia una corrispondenza diretta tra presenza social e vendite, ma certo è che oggi uno scrittore deve essere sempre a contatto col pubblico. E non parlo di me tapina, ma anche di grandi autori americani che vendono centinaia di migliaia, se non milioni di copie, e che frequentano assiduamente i vari social. Non solo il web è utile per promuoversi, ma è fondamentale – nel bene e nel male - perché oggi il lettore desidera sempre più entrare in contatto con gli autori che ama, conoscerli, parlare loro senza barriere, dire la propria lasciando commenti nei post e stelline in giro per il web. La rete, che ci piaccia o no, ha cambiato non solo il modo di pubblicare e di leggere, ma anche il lavoro do chi scrive.Hai finito un libro? Ora incomincia la parte più dura, la promozione e il confronto sul web.Elena Ferrante allora? potrebbe chiedere qualcuno. Be’, credo che il web abbia avuto un’importanza fondamentale nel suo successo.

Che speranza ha un autore di riuscire a scalare le vette senza essere sommerso dai milioni di libri che ogni anno si pubblicano?

Credo che di speranze ce ne siano pochine, anche se le classifiche di genere abbondano di autori self. Ma per un autore che riesce a emergere, quanti rimangono sconosciuti? Sarebbe bello avere questo dato.

Perché funziona il Self-Publishing(soprattutto nel genere rosa)?

1) il prezzo generalmente molto basso e 2) il proliferare del Kindle Unlimited di Amazon che, a mio avviso, mischia molto, anzi troppo le carte, portando a un caos totale. Ma anche questa situazione rientrerà, come già sta accadendo negli USA, e sono convinta che il sistema si muoverà in direzione di un nuovo equilibrio.

Quali sono i pro e i contro tra pubblicare in Self oppure ricevere un contratto da una Casa Editrice?

A parte il fatto evidente di poterti pubblicare anche se sei stato rifiutato da tutte le CE del mondo, il grosso vantaggio del SPè uno solo: se sei bravo e professionale, guadagni di più, tanto di più. Ci sono autrici che sono state lusingate dalle CE ma hanno saputo dire di no, preferendo rimanere libere, e hanno fatto a mio avviso benissimo. Si tratta in genere di autrici molto brave ad amministrarsi, oltre che a scrivere, delle vere imprenditrici. Tra le selfche hanno accettato la proposta di una CE, ad alcune è andata molto bene, e sono felice per loro, altre sono rimaste un po’ schiacciate da contratti se non capestro, quasi.
Ciò che reputo veramente importante per uno scrittore oggi, self o non self, è avere una visione imprenditoriale del proprio lavoro, essere sempre informato su ciò che accade e sapere promuoversi. La torre d’avorio, ricordiamocelo, è caduta da un pezzo.
Per quanto mi riguarda, fino a oggi ho scelto di venire pubblicata da una CE (EmmaBooks e di recente Mondolibri) per il semplice motivo che in questo modo mi sento professionalmente garantita (con EmmaBooks siamo in sintonia su tutto). Insomma, posso contare su un serio lavoro di editing, di marketing e di comunicazione, il che non significa che il mio libro avrà per forza successo o che sarà bellissimo, ma che sarà un prodotto professionale.Onestamente, è quello che oggi cerco per me e per le mie lettrici. Domani? Si vedrà, potreidiventare, come si dice, una scrittrice ibrida e pubblicarmi in self, ma solo se avessi un valido motivo per farlo.

Qual è il libro che più hai amato leggere e che ti ha fatto dire: “Avrei voluto scriverlo io”.

Lascio perdere le opere dei grandi della letteratura, quindi ti risparmio Jane Austen, Dickens e Tolstoi, per nominare alcuni dei miei autori preferiti. Per rimanere in campo romance, che è più alla mia portata, vorrei citare due autrici che ogni volta che leggo mi tiro delle bacchettate in testa e mi chiedo perché non scrivo come loro: sono Julia Quinn per lo storico e Julie James per il contemporaneo.

In tre parole descrivi la tua scrittura.

Ironica, veloce, cinematografica (o almeno vorrei che fosse sempre così).

I consigli sono sempre preziosi, cosa ti senti di raccomandare a un autore che decide di dare vita al proprio sogno e buttarsi nel mondo dell’editoria?

Di non credersi già un autore, ma pensare di essere un artigiano (come mi considero io stessa) che deve imparare a usare i ferri del mestiere (soprattutto la lima!) e affidarsi alla fine (OBBLIGATORIO!)a un capomastro (leggi editor professionista). Tutti possono scrivere – soprattutto oggi con il self publishing che ha portato nel mondo dell’editoria una rivoluzione democratica e necessaria, forse -, ma onestamente in pochi possono essere definiti scrittori, figuriamoci autori. Il mio consiglio? Rileggete, correggete, poi rileggete ancora e revisionate finché vi verrà la nausea e il suono della lettura risulterà perfetto. E la punteggiatura, ricordate, non è un optional!

Grazie mille a Cupcake cafè e a I sogni di marzapane per questa bella intervista!

7 commenti:

  1. Grazie ragazze per questa bella intervista! Sembro quasi una persona seria! :)
    Oggi starò con voi e le vostre lettrici su Cupcake Café, il vostro gruppo FB, non vedo l'ora!
    Un abbraccione
    Viviana

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  2. Intervista ricca di spunti di riflessione e di risposte intelligenti e brillanti!
    Concordo sul fatto che l'epoca dello scrittore chiuso nella torre d'avorio sia finita da un pezzo; e che sentirsi dire " il tuo romanzo mi ha fatto stare bene" sia uno dei complimenti migliori ��

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  3. avevo letto alcuni tuoi racconti e scrivi davvero benissimo!! mi incuriosisce molto questo libro *.*
    ho copiato e incollato la frase di promozione sul mio profilo: https://www.facebook.com/jessica.maccario.3

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  4. Ho letto molte delle tue storie e Alta marea a Cape Love è il mio preferito, quindi mi piacerebbe molto averlo in cartaceo.
    https://www.facebook.com/roberta.nasetti?fref=nf


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  6. Condivido la "passione per Georgette Heyer e non posso che confermare il giudizio di "feel good" per le opere di Viviana: grazie! https://www.facebook.com/emalox/posts/10209423330730334

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  7. Bella intervista. Inquadra perfettamente la situazione attuale tra self-publishing ed editoria tradizionale. Ecco il mio link. https://www.facebook.com/fernanda.romani.1/posts/1703442363276515

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