01 giugno 2016

Recensione: I cigni della Quinta Strada di Melanie Benjamin


Il 17 ottobre 1975 fa la sua comparsa nelle edicole americane un numero speciale di Esquire che mostra in copertina la foto di profilo di un Truman Capote grasso e pallido, e una didascalia che reclamizza l’ultimo, attesissimo racconto dell’acclamato autore di A sangue freddo. Titolo: La Côte Basque 1965.
Capote si è incamminato da tempo lungo la china dell’autodistruzione. Quasi costantemente in preda all’alcol e alle droghe, è soltanto una smorta controfigura del trentenne dagli occhi pieni di passione e inquietudine che sedusse il bel mondo newyorchese vent’anni prima.

Su quel mondo, che lo ha tacitamente messo da parte, posa ora la sua astiosa penna, narrando del santuario che ne è al centro e che ha le sue vestali nei Cigni della Quinta Strada: Babe Paley, Slim Keith, Gloria Vanderbilt, Pamela Harriman, le regine dei cocktail, delle feste di beneficenza, dei party più esclusivi, dei dinner e dei lunch alla Côte Basque, il ristorante dove, appunto, pranzi e cene sono diventati un appuntamento imprescindibile della mondanità newyorchese.
Il racconto di Esquire muove da un incontro alla Côte Basque in cui i Cigni della Quinta Strada si lasciano andare a inattese confessioni e riprovevoli giudizi. Slim Keith, riconoscibilissima nei panni di una pettegola e cattiva «ragazzona briosa e vitale», sposata con un soporifero lord inglese, spettegola e maligna su una sfilza di personaggi ricchi e famosi: Jackie Kennedy, che sembra una versione caricaturale di se stessa, la principessa Margaret, così noiosa da far addormentare i suoi interlocutori.
Gloria Vanderbilt appare talmente svampita da non saper riconoscere il primo marito. Ma è soprattutto con l’entrata in scena di Sidney Dillon, un «finanziere, consigliere di presidenti», sposato con una donna di nome Cleo, «la più bella creatura vivente», ma pronto a tradirla in numerose avventure extraconiugali, in sconci e sordidi incontri tra lenzuola sudice, che il racconto di Capote appare come un imperdonabile tradimento, un assassinio, una pugnalata inferta al cuore di uno dei Cigni in particolare, quello che tutte loro amavano di più e che persino Truman, anzi specialmente Truman, amava: Babe Paley, l’elegante e infelice consorte di «Sidney Dillon», alias Bill Paley, il fondatore della Cbs. Per Slim, Gloria, Pamela, il racconto di Capote ne fa di colpo un volgare nanerottolo, un bastardo scoppiato del Sud, una vipera che si è insinuata nel loro seno e che va subito schiacciata.
Per Babe, però, La Côte Basque 1965 rappresenta qualcosa di molto più importante: segna la fine dei suoi giorni dorati, della comunione perfetta, intima e accogliente con uno scrittore che, in pose languide e sensuali, guardava un tempo tutti dall’alto della sua grandezza letteraria.
Romanzo che è stato accolto da uno strepitoso successo al suo apparire negli Stati Uniti, I cigni della Quinta Strada è un meraviglioso inno alla «bellezza e alla crudeltà di un mondo scomparso» (People).




“Languidi, leggiadri, solitari, i cigni inarcarono il collo elegante e si girarono a scrutarlo mentre lui se ne stava inchiodato sulla riva, i piedi sprofondati nel fango.”

Con questa immagine sognante e poetica inizia “I cigni della Quinta Strada”, romanzo che celebra l’amicizia dello scrittore Truman Capote con alcune delle protagoniste della scena mondana di New York degli anni Cinquanta e Sessanta, da lui ribattezzate “Cigni”.
Belle, ricche e invidiate,Babe Paley, Slim Keith, Gloria Vanderbilt, Pamela Harriman e l’italiana Marella Agnelli si muovono con grazia in sontuosi attici al Plaza e al St Regis, fanno shopping da Bergdorfe frequentano locali alla moda, come il Pavillon e il Quo Vadis. Inseguite dai fotografi ovunque vadano e imitate da milioni di donne per il loro impareggiabile stile, scelgono come confidente e complice il trentenne Capote che non ha ancora conosciuto il successo mondiale di “Colazione da Tiffany” e “A sangue freddo”. In loro compagnia, lo scrittore frequenta gli ambienti più esclusivi e viaggia per il mondo su jet privati e yacht di lusso, con il tacito accordo di non rivelare che, dietro l’apparente perfezione della vita delle sue beniamine, si nascondono molti inconfessabili segreti. Manel 1975 un Truman ormai annebbiato da alcol e droghe, a corto di ispirazione e incalzato dagli editori, pubblica sulla rivista Esquire “La côte Basque 1965”, un racconto in cui svela pettegolezzi e retroscena di quel mondo inaccessibile ai comuni mortali che ha frequentato per vent'anni. Nonostante abbia usato nomi fittizi per i personaggi, i Cigni si riconoscono e decidono di fargliela pagare. La vendetta sarà terribile e coinciderà con il “suicidio sociale” dello scrittore, come l’ha definito nel 1988 il giornalista Gerard Clarke su Vanity Fair.
“I Cigni della Quinta Strada” prende avvio dalla pubblicazione del racconto incriminato nel 1975 e si dipana con flashback e salti temporali dal 1955 fino al 1984, anno della morte di Capote. Confesso di aver incontrato qualche difficoltà iniziale nel distinguere fatti e protagonisti, i cui nomi e vicende si accavallano l’una all’altra, presupponendo da parte del lettore una conoscenza dei fatti che non possedevo. Fortunatamente dopo le prime cinquanta pagine gli avvenimenti sono esposti in ordine cronologico e alla dimensione quasi corale delle narrazione segue una narrazione focalizzata principalmente dal punto di vista del provocatorio e ambizioso Truman Capote e da quello del Cigno prediletto, Babe Paley, moglie insoddisfatta del fondatore della CBS, legati da un amore ambiguo e totalizzante che soltanto l’omosessualità dello scrittore impedisce di consumare. Ho trovato entrambi i personaggi molto interessanti, ma non mi hanno ispirato simpatia.Truman è un arrampicatore sociale, opportunista e adulatore a seconda delle convenienze, incapace di restare fedele all’amica che ha riempito il vuoto lasciato dalla madre assente, mentre Babe è una donna algida e vanitosa, che vive in funzione della propria bellezza e dei privilegi della sua condizione. Anche gli altri Cigni sono insopportabili,spietate cacciatrici di patrimoni votate alla disperazione appena si accorgono che il trascorrere del tempo le rende meno desiderabili e popolari.
Allora perché leggere “I Cigni della Quinta Strada”?Se amate le atmosfere eleganti e frivole della Manhattan del film “Colazione da Tiffany” e la moderna eccentricità della coppia Holly Golightly-Paul Varjak, mirabilmente interpretata da Audrey Hepburn e George Peppard, non potrete restare indifferenti a questo grande affresco di costume, scrupoloso e a tratti poetico, in cui i momenti drammatici, come la malattia di Babe, la strage che ispira“A sangue freddo” e l’autodistruzione di Capote, sono stemperati dalla descrizione di abiti, feste e segreti di stile delle protagoniste. Un esempio? La collana intorno al polso e il foulard annodato al manico della borsa sono dettagli di moda ancora in voga che furono inventati da Babe Paley.
La lettura è così coinvolgente che, quando si arriva alla fine, resta il desiderio di saperne di più, di scoprire nuovi particolari su Babe, suo malgrado eroina tragica e catalizzatrice della storia, e di esplorare gli angoli oscuri della psicologia del quasi folle Capote.
Per ora mi limiterò a leggere “Cuori temerari”, nuova fatica letteraria di Melanie Benjamin sulla storia d’amore del Cigno Slim Keith e di Ernest Hemingway, e a sospirare di sollievo al pensiero di quanto siamo liberi e fortunati nella nostra ordinaria quotidianità, in confronto alla pressione mediatica che alcuni ricchi e famosi devono sopportare.



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