10 giugno 2016

Un the in compagnia di Giovanna Barbieri


Benvenuta Giovanna,  iniziamo la nostra chiacchierata con la prima domanda:

Come nasce in una persona la passione per la scrittura?
Tutto ha avuto inizio nel 2009, con un testo preso in prestito nella mia biblioteca locale sugli insediamenti abitativi dell'alto medioevo in Valpolicella: La Valpolicella: dall’alto medioevo all’età comunale di A Castagnetti. Un saggio che tratta la castellizzazione medievale nella valle Provinianensis (Polesela, in dialetto locale). Purtroppo, nei villaggi presi in esame nel mio romanzo sono resistite poche testimonianze di quel periodo. La vera ispirazione comunque è giunta dopo la lettura di Rapine, assedi, battaglie, la guerra nel Medioevo di A. Settia. Dove, in poche righe, si riassume la battaglia del 1164-1165 degli anti-imperiali contro il Castello di Rivoli Veronese e Garzapano, il castellano vassallo di Federico I il Barbarossa. Amo la campagna e le colline della zona ovest di Verona, sono ricche di Storia e mi piacerebbe che anche i lettori le apprezzassero.


Un valido scrittore deve essere prima un ottimo lettore?
A mio avviso, sì, uno scrittore italiano deve essere prima di tutto un ottimo lettore e un buon conoscitore della grammatica italiana. Anche se si scrivono romanzi appartenenti a un determinato genere letterario, il buon lettore e scrittore legge di tutto, dalla fantascienza al thriller, passando per storie romantiche drammatiche.

Parlaci delle tue opere, a quale target di lettori si rivolge?
Sia la stratega anno domini 1164 (avventuroso/fantastico-storico con sfumature romantiche) sia Cangrande paladino dei ghibellini (battagliero con una storia d’amore molto travagliata) si rivolgono a tutti gli amanti dei romanzi storici, adulti e ragazzi. Numerose sono le battaglie, ma anche le storie d’amore tormentate. Questo insieme di elementi piace sia alle donne sia agli uomini.

Cosa ha fatto scattare la scintilla che ha portato alla luce la tua ultima fatica letteraria?
Ho sempre amato il Medioevo italiano e ammirato Cangrande della Scala, signore di Verona e filantropo del XIV secolo. Nella sua corte ha ospitato sia Dante Alighieri, esule da Firenze, sia numerosi altri artisti con idee ghibelline. Così ho deciso di scrivere un romanzo su di lui e su Dante, cercando di mostrare ai lettori che la volontà di raggiungere un obiettivo è la forza più grande dell’uomo.

Cosa pensi del connubio scrittura-web-social. Oggi un autore non ha altro modo per far conoscere se stesso e le sue opere?
Come molte autrici, anche io ho creato in facebook una pagina autrice, aperto un piccolo blog a tema storico, mi sono iscritta a twitter e goodreads. Tuttavia, per cercare di uscire dalla spirale di facebook e altri social suggerisco di provare a presentare il romanzo in biblioteche, a fiere letterarie e ad associazioni culturali. Inoltre consiglio di provare a far tradurre le opere per il mercato estero.

Che speranza ha un autore di riuscire a scalare le vette senza essere sommerso dai milioni di libri che ogni anno si pubblicano?
Quanti dei romanzi ora in vetta saranno ricordati tra un anno o tra cinque? Per avere delle buone vendite occorre, a mio avviso, scrivere un libro di qualità, curato dal punto di vista grammaticale ma anche in grado di far riflettere il lettore, non solo donare delle effimere emozioni.

Quali sono i pro e i contro tra pubblicare in Self oppure ricevere un contratto da una Casa Editrice?
I pro e i contro, sia per una scelta sia per l’altra, sono diversi. Io sto provando entrambe le strade e sarò sempre ibrida. Ci sono romanzi che vorrei pubblicare solo con CE (guadagni meno, è vero, ma lo puoi presentare in fiere letterarie e in associazioni culturali senza problemi e pregiudizi) e altri che pubblicherò solo in self (sono più di nicchia e le CE non pubblicano più volentieri certi generi). Consiglio comunque di leggere sempre molto bene il contratto editoriale di una CE prima di firmarlo. Io diffido sempre di unacasa editrice dove il contratto duri vent’anni e ci siano molte clausole (esclusiva, non concorrenza, prelazione ecc) a sfavore dell’autore.

Qual è il libro che più hai amato leggere e che ti ha fatto dire: “Avrei voluto scriverlo io”.
Il Milione e mi sarebbe piaciuto anche Ivanhoe di Sir Walter Scott.

In tre parole descrivi la tua scrittura.
Appassionante, curata dal punto di vista storico e riflessiva.

I consigli sono sempre preziosi, cosa ti senti di raccomandare a un autore che decide di dare vita al proprio sogno e buttarsi nel mondo dell’editoria?
Curate lo stile e la grammatica, scrivete romanzi degni di essere presentati ai vostri nipoti (il digitale non sparisce mai. I romanzi resteranno on-line finché l’autore o l’editore non li toglieranno dal mercato). Ricordate che un buon romanzo non deve solo suscitare emozioni ma anche far riflettere.

Grazie Giovanna per essere stata qui con noi e un grosso in bocca al lupo per il futuro.

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