23 agosto 2015

Recensione "Avrò cura di te" di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale


Trama:
Gioconda detta Giò ha trentacinque anni, una storia familiare complicata alle spalle, un unico, grande amore: Leonardo. Che però l'ha abbandonata. Smarrita e disperata, si ritrova a vivere a casa dei suoi nonni, morti a distanza di pochi giorni e simbolo di un amore perfetto. La notte di San Valentino, Giò trova un biglietto che sua nonna aveva scritto all'angelo custode, per ringraziarlo. Giò ci prova: scrive anche lei al suo angelo. Che, incredibilmente, le risponde.
E le fa una promessa: avrò cura di te. L'angelo ha un nome: Filemone, ha una storia. Soprattutto ha la capacità di comprendere Giò come Giò non si è mai compresa. Nasce così uno scambio intenso, divertente, divertito, commovente, che coinvolge anche le persone che circondano Giò. Per ascoltare il cuore. Anche e soprattutto quando è chiamato a rispondere a prove complicate, come quella a cui sarà messa davanti Giò proprio dal suo fedele Filemone, in un finale sorprendente che sembrerà confondere tutto. Ma a tutto darà un senso.

Recensione:


“Il tuo solito problema con il vuoto, anima mia. La solitudine ti sgomenta e hai bisogno di riempirla con qualcuno: non importa chi e non importa come. Per te un'esperienza esiste soltanto se hai la possibilità di comunicarla immediatamente ad un altro essere umano. Detta così, sembra una cosa bella. E lo è, a patto che non si trasformi nell'unica opzione disponibile. Si completa con gli altri solo chi sa bastare a se stesso”.
(Filémone)

La primissima cosa che viene in mente leggendo il titolo di questa opera è il maestro Franco Battiato e la sua canzone "La cura". Quello che abbiamo qui è una doppia penna per un libro a doppia voce. Costruzione stilistica piacevole che crea un dialogo surreale restando, comunque, una buona lettura. Sparse in giro per le pagine troviamo le pillole di saggezza, dispensate niente meno che da un angelo custode, che aiuta la protagonista Giò, anima insonne che non vuole sapere di svegliarsi alla vita. La nostra protagonista deve capire che nel mondo si vive per evolvere e che non bisogna aver paura delle salite, si cerca di andare avanti comunque e in qualsiasi situazione. Giò è in un momento di crisi, di stallo, ha un’antenna che capta dal mondo amore e dolore e, per non sentire dolore, avrebbe voglia di staccare da tutto, ma l’angelo la aiuta ad accogliere anche il male ed a superarlo. Non è facile. Ci vuole proprio un angelo per riuscire a restituirle fiducia in se stessa, perché la verità è che nessuno da fuori può riempire il vuoto che si ha dentro. La donna è Gioconda-Chiara Gamberale, l'angelo è Filémone- Massimo Gramellini. Ecco i ruoli dei due autori, che iniziano così quello scambio che porterà loro ed il lettore a quel livello di consapevolezza tanto cercato. Le pagine di Gramellini in particolare sono perle preziose che, a mio modesto giudizio, fanno la differenza. Gli scambi di battute sono interessanti. La saggezza dell’angelo è indiscutibile, così come lo smarrimento di Giò. La lettura è veloce, leggera. Il motivo per cui alla fine ho deciso di dare un giudizio elevato è solo ed esclusivamente per il coinvolgimento emotivo che mi ha portato a divorare il libro e a trovarne piccoli utili spunti di riflessione sulla vita di coppia. D'altronde è questo che rende una critica soggettiva, molto più di considerazioni stilistiche o contenutistiche.

Sher


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