28 novembre 2015

Segnalazione Librosa



Autore:Manuel Sgarella
Titolo:I tuoi occhi sono qui
Marchio:Self Publishing
Anno:2015
Data: 3 dicembre

Giò non ha più un volto. Non incontra più nessuno, non vuole essere giudicata per quello che è diventata, per il mostro che è di fronte agli occhi di tutti.
Dave è un’oculista che ha perso la voglia di andare avanti, di cercare la felicità.
Non si conoscono e l’unica motivazione che li tiene ancorati alla vita sono i loro figli. Solo dalla loro spontaneità nasce il primo incontro tra i loro genitori: “Le persone ferite si curano meglio a vicenda”.
Tutti portiamo delle maschere, tutti abbiamo dei segreti che ci hanno reso quello che siamo. Tutti abbiamo la pelle diventata più dura, pronta a subire altre ferite. Solo pochissime volte si incontra la persona capace di vedere oltre la maschera, oltre il segreto, oltre la dura scorza cresciuta nel tempo.

Ma la domanda è una sola: avremo il coraggio di vedere questa bellezza?




Estratto:

PROLOGO


1 - Giò

Era nuda, in mezzo alla stanza d’albergo. Indossava solo la sua maschera bianca. Non le importava essere riconosciuta. Non era quello il motivo. Voleva solo essere normale, sentirsi come chiunque altro. Anche se sapeva che sarebbe stato impossibile.
Si guardò allo specchio. Corpo atletico, pancia piatta, gambe lunghe e lisce, seno sodo e non troppo grande, ma abbastanza da essere massaggiato con energia dalle mani di un uomo.
La porta della stanza si chiuse.
Lei non si voltò.
Erano appena entrati due uomini. Uno dalla pelle bianca e uno dalla pelle nera. Li vide riflessi nello specchio. Indossavano anche loro la stessa maschera bianca che lasciava intravedere solo gli occhi. Un volto senza espressione, con un naso appuntito e le labbra leporine. Era legata intorno alla testa grazie a un elastico speciale che si apriva in due avvolgendo la nuca sia sopra che sotto. Non c’era nessun rischio di perdere quella maschera, qualsiasi cosa avessero fatto in quella stanza.
Giò non avrebbe mai rischiato di vedere il ribrezzo, il disgusto, lo schifo, colmare gli occhi dei due uomini.
Quello dalla pelle nera si mise dietro di lei. Le appoggiò le mani sui fianchi. Lei lo osservò nello specchio. Due maschere bianche che si stavano scrutando. Senza alcuna espressione.
Era già eccitato, Giò lo sentiva sulle proprie natiche.
L’altro, quello dalla pelle bianca, accese lo smartphone e lo posizionò sul comodino, facendo partire della musica. Come aveva richiesto Giò, cominciò Rehab di Amy Winehouse. Ritmo costante, quasi lento, ma dirompente.
Poi lui si posizionò di fianco a lei.
Una volta era quel tipo di uomini che la cercavano, in ogni situazione. E lei aveva solo l’arduo compito di respingerli oppure scegliere se soddisfarli. Non aveva bisogno di mettere cinquecento euro sul comodino, come aveva fatto poco prima del loro ingresso.
L’uomo di fianco non era eccitato.
Bastò toccarlo, senza fare alcun movimento. Lo sentì subito crescere. Era uno dei momenti che apprezzava di più.
Il potere.
Erano entrambi nelle sue mani.
Al di là dei soldi, sapeva di essere desiderabile. Loro non conoscevano la sua storia. Lei non conosceva la loro. Tanto doveva bastare a tutti. Erano pronti e lo era anche lei.
L’uomo dalla pelle bianca le prese il viso, le toccò la maschera. Lei gli afferrò la mano e scosse la testa. Con l’altra iniziò a massaggiarlo velocemente, troppo veloce, per distrarlo.
Non doveva guardarla.
Lo spinse verso il letto. Lui si sedette.
Giò gli fece cenno di sdraiarsi e gli coprì il volto con una parte del lenzuolo. Non doveva guardarla mentre gli procurava piacere. Anche se aveva la maschera.
Continuò a massaggiarlo mentre si chinava su di lui, tenendogli una mano sul petto segnato dai muscoli.
L’uomo dalla pelle nera era sempre rimasto dietro di lei, perdendola solo quando aveva spinto il bianco sul letto. Ora che era piegata, intenta a dare piacere con le mani all’uomo sotto di lei, lo sentì appoggiarle ancora le mani sui fianchi. E stringerla.
Sapeva già cosa fare: entrò dentro di lei.
Con troppa attenzione.
Troppa delicatezza.
Non se la meritava.
Con la mano più libera gli toccò un fianco per dargli il ritmo, cercando anche lei di muoversi per sentirlo completamente. Colpi secchi, decisi, veloci.
Eppure non sentiva nulla.
Ma le andava bene così.
Loro non la vedevano, usavano solo il suo corpo. Come avevano sempre fatto tutti. Bastava una maschera per nascondere quello che era veramente.
Quello che era stata costretta a diventare.


2 - Dave

Nola, perché mi perseguiti? Rivoglio la mia vita, rivoglio te!
C’è qui di fianco a me un’altra donna di cui non ricordo il nome. L’ennesimo letto in cui sono entrato da quando tu hai deciso di abbandonarmi.
Lo so, non è stata una tua decisione. È stata colpa mia. E sono incazzato. Ho tirato fuori anche questo taccuino, sperando di ritrovarti. Ma è stato tutto inutile.
Mi basterebbe che tornassi a parlarmi, a sorridere e guardarmi come avevi sempre fatto, ancora prima che ognuno di noi imparasse la lingua dell’altro.
È stata colpa mia. Non ti ho ascoltata.
Non posso tornare indietro. E nemmeno tu.
Ora mi ritrovo solo con questo taccuino, una manciata di ricordi che si assottigliano sempre più col passare del tempo, lasciando una intensità che mi devasta il cuore e l’anima. Come un deserto di emozioni tutte uguali, che non distinguono più nemmeno il giorno dalla notte.
Credo che smetterò di cercare.
Di finire in altre fredde braccia.
È inutile.
Forse, con il passare degli anni, non abbiamo più alcun diritto verso il futuro: se ce lo facciamo scappare di mano, basta, abbiamo perso, abbiamo avuto la nostra occasione. Una sorta di ruota della fortuna: “Caro concorrente, hai esaurito i giri, se vuoi indovina la frase, altrimenti è stato bello conoscerti, ma non ce ne frega un cazzo di te e della tua vita”.
Lo so, non sei abituata a sentirmi parlare così. Ma è finito il tempo dei sogni, il tempo delle speranze, il tempo della tua voce e dei tuoi sguardi che mi riportavano sulla difficile e inibita via che nasce dall’unione della ragione e dei sentimenti. Una strada che possono percorrere solo due persone che si uniscono come abbiamo fatto noi. 
Tu sei in silenzio ora. Mi hai abbandonato a un destino che non ho chiesto.
Io vago. Non ti cerco. Non vivo nel passato. Ma mi manchi.
Dio se mi manchi.
Vaffanculo.
Ti odio.
Mi manchi.
Vaffanculo.

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