25 marzo 2016

Recensione: Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore di Susanna Casciani



C'erano una volta un ragazzo e una ragazza. C'erano una volta perché adesso non ci sono più. Un sabato mattina di fine aprile lui si sorprese a piangere davanti a lei. Non riusciva a parlare. Avrebbe voluto confessarle che era finita, ma sapeva che poi lei avrebbe iniziato a singhiozzare, e non ne sopportava nemmeno l'idea. Lei alzò lo sguardo dal suo libro come se avesse avvertito una forza nuova in casa, incontenibile, che l'avrebbe schiacciata contro il muro se non si fosse aggrappata a qualcosa, così si aggrappò al suo orgoglio, o a quello che ne rimaneva. Chiuse il libro, si alzò dal divano e si diresse verso di lui, si mise sulle punte e gli accarezzò la testa. Gli disse di stare tranquillo. Lui le faceva del male e lei lo consolava. Gli diede un bacio sulla guancia e uscì di casa senza voltarsi, per non essere costretta a dirgli addio.
Quando, quasi tre ore dopo, tornò a casa, lui non c'era più. Sfinita, si addormentò su quello che era stato il loro letto. Più tardi, si svegliò di soprassalto e mise a fuoco nel buio quella parte di letto, così vuota, e avvertì un macigno sul petto che non la faceva respirare. Si rese conto di non essere pronta a lasciarlo andare. Si alzò per cercare un quaderno, come se improvvisamente fosse una questione di vita o di morte. Ne trovò uno. Conosceva le regole: non chiamarlo, non cercarlo, non seguirlo (!!!), non inviargli messaggi, bloccarlo su ogni social network, non giocarsi la dignità. Conosceva le regole, ma le stavano strette...


Questa lettura non racconta una storia nel senso tradizionale del termine. Quanto a lunghezza la si potrebbe al massimo definire un romanzo breve, o forse un racconto lungo, ma è sul concetto stesso dell'opera che bisogna riflettere. Appunto, si tratta di una riflessione, di una lunga e tormentata riflessione cui l'autrice sottopone la protagonista in seguito alla fine di una storia d'amore.
Che cosa succede quando due persone che hanno a lungo condiviso tutto scoprono che tra loro è finita? Cala il sipario sulla vita di coppia, tutto cambia e la solitudine e l'angoscia diventano protagoniste.


 L'autrice è bravissima a scavare in quest'abisso, presentando Anna, la protagonista, alle prese con la bestia della solitudine che la divora da dentro fino a svuotarla, come un insetto che mangia un frutto lasciandone soltanto la buccia.
Quello di Anna è un lungo percorso a ostacoli affrontato attraverso una lenta ripetizione di sensazioni, un viaggio dentro se stessa alla ricerca di una luce che si è spenta, che non c'è più.
L'esperienza è raccontata in forma di diario, scritto all'amato Tommaso che non c'è più, ma sbaglia chi pensa a un lungo e tormentato piagnisteo, perché attraverso il coinvolgente stile narrativo dell'autrice il lettore scopre ciò che Anna vive e prova realmente giorno dopo giorno, accompagnata da rabbia, dolore, paura, angoscia, speranza e voglia di ritornare a vivere.


Chi in un romanzo cerca il racconto e l'evolversi di una storia forse rimarrà deluso da quest'opera, ma sotto tutti gli altri aspetti vale la pena affrontarne la lettura, perché il messaggio finale è un inno alla vita e alla rinascita. Mai arrendersi e sbarrare le porte all'amore: chi lo farà, chiudendo gli occhi e lasciandosi scivolare addosso la vita, finirà per trovarsi in maniera inesorabile di fronte alla fine di tutto.
Il messaggio finale è che una storia d'amore non inizia e non finisce mai, perché viaggia a ritroso nel tempo e il suo ricordo rimarrà per sempre indelebile, nel cuore e nell'anima dei suoi protagonisti.
In fondo si tratta di una lunga poesia che si snoda dall'inizio alla fine attraverso il linguaggio delicato e intimista dell'autrice, capace di rappresentare abilmente a parole ogni sfumatura dell'inconscio di Anna, un'eroina della vita di tutti giorni





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