Così il fallimento di Mario diventa lo specchio del fallimento di Ivo e insieme sembrano portare verso un'unica sconfitta, quella di un'intera generazione cresciuta nel segno della marginalità esistenziale. La deriva pare arrestarsi solo davanti a una donna senza nome, soprannominata appunto "la sumera", che i tre timidi Charlot si contenderanno in un balletto quasi sveviano.
In questo sorprendente primo romanzo Valentino Zeichen non accarezza illusioni di denuncia: l'itinerario degli anni perduti dei protagonisti è visto, con dolente ironia, come un rondò volubile e disperato, che raggiunge talvolta esiti di irresistibile comicità illuminando quel vuoto così caratteristico dei nostri tempi.
«La Stupidità delle cose è l’Avversario dell'ultimo Cavaliere della Tavola Rotonda che abbiamo, il grande Valentino Zeichen. Il suo romanzo, La sumera, è la rappresentazione di questa nobile lotta in cui: i critici d'arte si mostrano pronti a lodare o a rinnegare uno stile pur di accedere al buffet; brillanti altamente carati si ungono del burro di romanissime tartine afferrate tra le dita; le scarpe tentano di seminare i chewing gum che le tallonano; famigliole cattive di benpensanti ridono di alienati mentali; le supposte riposano sui comodini. Valentino Zeichen è riuscito nell’Impresa. La Stupidità avrà pure il mondo, ma è fuori da questo romanzo». Edoardo Camurri
Valentino Zeichen è nato a Fiume ma vive da sempre a Roma. Dal 1974, anno della sua prima raccolta di poesie, ha pubblicato diversi libri fra cui Ricreazione (1979), Museo interiore (1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) e Neomarziale (2006). Un'antologia di tutte le poesie è apparsa negli Oscar Mondadori. Con la Fazi, ha pubblicato Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio, Premio Elsa Morante nel 2000, Aforismi d'autunno (2010) e Il testamento di Anita Garibaldi (2011).
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