Alla radice della teoria di Unger c’è l’idea di «società come creazione umana». Al contrario delle principali teorie sociali moderne, Unger ci insegna che «la società è concepita e creata dall’uomo, piuttosto che l’espressione di un fondamentale ordine naturale». Come ricorda nell’introduzione del libro Zhiyan Cui, famoso docente dell’Università di Pechino, il pensiero di Unger si basa sulla «capacità negativa». Le classi sociali odierne, secondo il filosofo brasiliano, sono caratterizzate da contesti sempre più aperti e quindi «plasmabili». Anche se abbiamo perso fiducia in uno standard assoluto di valori, non dobbiamo per questo arrenderci all’esistente ordine istituzionale. Possiamo infatti, secondo Unger, ancora inventarci nuovi ordinamenti, che recuperino un’alternativa pratica aperta sia al progresso economico e tecnologico che agli ideali democratici.
La ragione principale delle enormi disuguaglianze economiche e sociali, per l’autore, è la divisione tra insider (lavoratori occupati) e outsider e i privilegi che l’attuale sistema concede ai primi nel mercato del lavoro contemporaneo.
Solo restando fedeli all’impulso progressista della democrazia, a una riforma dei rapporti di lavoro, possiamo trasformare le intese economiche attuali, che le teorie marxiste hanno da tempo archiviato come «leggi naturali della storia umana».
«La speranza di un progresso verso uno sperimentalismo democratico più esuberante forse oggi si può trovare in grandi ma marginalizzati paesi come il Brasile, la Cina, l’India e la Russia, paesi che possono ancora vedere se stessi come mondi alternativi» Zhiyuan Cui
Roberto Mangabeira Unger è un filosofo e politico brasiliano. È stato ministro per gli affari strategici del governo Lula. Sin dal 1976 è docente all’Università di Harvard. Critico nei confronti del secondo mandato di Obama – di cui è stato insegnante – i suoi studi hanno influenzato molti leader mondiali, che lo considerano uno dei più importanti esponenti della corrente politica New Left: Ed Miliband, leader del partito laburista inglese, Vicente Fox e Ricardo Lagos, ex presidenti rispettivamente di Messico e Cile.
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Pagine:656
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