19 maggio 2015

Recensione "Il canto del deserto" e un thé in compagnia di Adele Vieri Castellano



Trama:
Luxor, 1871. Lady SylviaDunmore, vedova dopo un disastroso matrimonio, giunge in Egitto con il padre. Per lei è un sogno che si avvera, finalmente potrà vedere con i suoi occhi i luoghi mitici che conosce solo
attraverso le lettere di suo fratello Adam, che da anni collabora nelle sue spedizioni archeologiche con Lord Brokenwood, l'amore negato della sua adolescenza, divenuto cieco a causa di un terribile incidente. 
Presto, la bellezza di Sylvia, così eterea da ricordare quella della regina Nefertiti, viene notata da Zayd Ambath, il figlio del rais. Ma lei ha altro per la testa: sta per partire per una spedizione nel deserto unica e irrinunciabile alla ricerca di quello che rimane del mitico esercito di Cambise. 

Solo non si aspetta che quel mare di sabbia nasconda una pericolosa minaccia, che può mettere a rischio la sua stessa vita. Toccherà a Lord Brokenwood accorrere in suo soccorso, ma l’uomo avrà bisogno di tutto il suo coraggio, e della forza dell’amore, per salvare Sylvia dalle spire del deserto.




Recensione:
Mi sono accostata a questa lettura non conoscendo Adele Vieri Castellano, quindi non sapevo che stile di scrittura e di narrazione avrei trovato. Ho sempre sentito parlare bene dei suoi precedenti titoli, ma non essendo un'amante dello storico ho sempre rimandato tali letture, ma stavolta leggendo sotto consiglio di un'amica, mi sono convinta e ho intrapreso quest'avventura. Una meravigliosa e struggente avventura nell'antico Egitto.
Sin dalle prime pagine il lettore viene catapultato nell'epoca storica del 1800, un'epoca dove le donne venivano considerate solo come madri, mogli devote e governanti del focolare. Ma la protagonista è quanto più lontano esista da queste definizioni.

Sylvia ha solo 15 anni ma le idee ben chiare in testa, ama follemente il migliore amico del fratello, Nicholas Harper, duca di Brokenwood, ed è talmente innamorata da tentare il tutto per tutto, tanto da chiedergli di sposarla. Nicholas, invece è un giovane uomo che ha appena ereditato il titolo nobiliare della famiglia e ha mille idee in testa, idee di conquista e di libertà, quindi quando arriva la proposta di Sylvia, essa è del tutto fuori luogo. Così Nicholas e il fratello di Sylvia, Adam, partono dalla Cornovaglia in cerca delle loro avventure, lasciando dietro di loro solo cuori infranti.
Dopo questo prologo si viene assaliti da mille domande... e adesso cosa accadrà?
Innanzitutto c'è un salto temporale di 7 anni, dove ritroviamo una Sylvia 22enne già vedova ma con la stessa intraprendenza dei suoi 15 anni. In questi 7 anni è stata ammaliata e conquistata dalle lettere dove, il fratello Adam, le raccontava delle sue imprese archeologiche e dei magici ed incantevoli paesaggi egiziani, e dopo anni di racconti epistolari adesso anche lei stava per vedere ciò che aveva sempre e solo sognato. L'Egitto, la terra dei Re, delle sfingi, delle maestose piramidi, ma anche la terra che ospita il suo amore di sempre, Nicholas. Anche per lui questi 7 anni sono stati segnati da cambiamenti, oltre ai numerosi successi che ha conquistato con Adam, anche lui si è sposato e come Sylvia è rimasto prematuramente vedovo. Stesso destino, stessa città, ma vite totalmente diverse, perché Nicholas adesso è cieco. E cosa accade quando ritrovi il tuo vecchio amore e lui continua ad essere cieco anche nell'anima?

Ovviamente io sono qui non per raccontarvelo, altrimenti rovinerei totalmente la magia e le emozioni che scaturiscono in chi legge, ma per invogliarvi a tuffarvi in questa entusiasmante storia d'amore, di amicizia, di lealtà e di orgoglio.
Come ho detto non conoscevo la Castellano prima di aver letto questo romanzo, quindi non sapevo cosa aspettarmi, ma sin dalle prime pagine sono stata conquistata dalla minuziosità con cui vengono narrati gli eventi storici, dall'accurata descrizione di luoghi e paesaggi reali, oltre che dalle sfumature dei personaggi sia maschili che femminili.
Sylvia e Judith le due co-protagoniste sono donne che hanno una propria opinione e sanno ciò che vogliono, in un'epoca in cui le idee femminili non sono proprio considerate. Ed è proprio in questo contesto che la Castellano riesce a fare centro, costruisce due donne coraggiose, fiere di esprimere i propri pensieri e idee. E sono proprio queste le qualità che riescono a far breccia nei cuori dei due giovani uomini. Judith abbatte le barriere retrograde di Adam con la schiettezza e la determinazione di una giovane donna, che grazie all'arte riesce ad esprimere le sue idee e i suoi pensieri progressisti. Indimenticabile la proposta del ritratto.

«Me ne ricorderò, signorina Brassey.
Allora, avete cambiato idea sul mio ritratto? O forse avreste la sfacciataggine di propormi di posare come il Doriforo di Policleto?»
«Credete che non lo conosca? Che non sappia chi era Policleto? Siete davvero un inglese da capo a piedi.»
«Mi avete dato voi l’idea: posate per me, nudo come quando siete nato.»
Gli aveva scoccato un sorriso trionfante. «Non ne avreste mai il coraggio.»

E come questa tante altre battute che coinvolgono principalmente Adam.
Ma anche Sylvia non è da meno, è arrivata in Egitto con un obiettivo, vedere tutto quello che ha sempre sognato tramite le lettere del fratello, e mentre quest'ultimo,sempre con le sue idee tradizionaliste, ritiene che una donna non possa salire su un cavallo e partire all'avventura, Nicholas trova in Sylvia quella luce che non vede più da tempo, e la invita a partire con lui per una spedizione nel deserto. Personaggi contrapposti ma entrambi con un proprio carattere fiero ed indomito, che ben si sposano con quelli femminili.

«Se voi potete realizzare il mio sogno, io posso essere ancora una volta la vostra vista.»
«Dovrete camminare tra le rocce, alzarvi prima dell’alba e tollerare un caldo afoso, che brucia i polmoni.»
«State tentando di dissuadermi? O forse è il banco di prova per capire se sono in grado di seguirvi durante la
spedizione a Siwa?»

Tutto il romanzo è un crescendo di aspettative, di crescita e ognuno di loro alla fine maturerà quella consapevolezza in cui ha sperato sin dall'inizio.
Quest'ultimo lavoro della Castellano riesce a trasportarti in un Egitto del 1800 con sfumature di modernità date dall'eternità dei sentimenti e dei luoghi.... e come ricorda Nicholas...

«Non dimenticatevi mai di questa notte.
Pochi possono raccontare di aver udito il canto del deserto.»

E spero che questo emozionante canto possiate sentirlo tutte abbandonandovi alle pagine narrate da questa splendida scrittrice.
Anto






Ciao Adele
benvenuta nel nostro blog,  siamo molto felici di ospitarti
Grazie a voi per questa opportunità di parlare con le vostre lettrici!

1. Dal primo romanzo ad oggi come è cambiata la tua vita di scrittrice?
Direi che è cambiata molto. Ora il mio lavoro è la scrittura, passo molto più tempo al PC tra stesure, revisioni, ideazione e studio/ricerca. Dal primo libro il lavoro è triplicato, anche perché per ognuno di essi è necessario “cambiare pelle”. Soprattutto per gli storici, non solo il set deve essere diverso ma bisogna anche variare il tipo di scrittura: i romani non possono parlare come un conte inglese e viceversa. Tutto si complica, tutto diventa più difficile anche per le aspettative delle lettrici, che un autore non vuole deludere. Studio molto di più e leggo tantissimo, anche nel tempo libero, cercando di migliorare il mio stile. Scrivere è un lavoro non solo duro ma anche in continua evoluzione. Però dà anche grandi soddisfazioni.

2. Come e dove nascono le idee per i tuoi manoscritti?
Per caso, il più delle volte. Da un discorso con le mie beta reader, da un’idea dell’editore, dalla lettura di un saggio o dal mio desiderio di leggere una storia in quell’epoca precisa, come è avvenuto con i libri della serie Roma Caput Mundi. Volevo leggere uno storico realistico, ambientato nell’epoca storica che più mi affascinava e quindi mi sono scritta il mio “romance personale”, che poi, per mia fortuna, è piaciuto anche a un editore e ad altre lettrici.

3. Quanto di Adele c'è nei tuoi romanzi?
Molto, io vivo con i personaggi del libro, sovente vesto i panni del protagonista e viene fuori la parte maschile di me… non vi nascondo che preferisco Rufo a Livia!

4. Quanto tempo impieghi per mettere in piedi un romanzo?
Sono una scrittrice lenta e pignola, ciò è dovuto al fatto che mentre scrivo uno storico devo sempre ricontrollare almeno tre volte, su siti diversi, se quello che sto scrivendo è fondato. In genere otto o nove mesi. Il contemporaneo Implacabile, della serie Legio Patria Nostra, pubblicato in digitale da EmmaBooks, ha richiesto sette mesi, su un altro che ho già scritto ed è pronto ma non ancora pubblicato, ci ho lavorato nel 2014 da ottobre ad aprile.

5. Prima la serie ROMA CAPUT MUNDI, passando per la Venezia del dominio Napoleonico in IL GIOCO DELL'INGANNO e adesso sei nell'Egitto del 1800 con IL CANTO DEL DESERTO... dove ti e ci porterà la prossima avventura?

Per ora torno al mio primo amore, cioè i romani. Sto scrivendo una novella su Rufo, che di sicuro in fase di stesura diventerà un vero romance, visto che mi conosco e quando scrivo di Roma la passione prevale sul numero delle pagine. Poi ci sarà il libro su Messalla, che continua la serie di RCM e infine tornerò al contemporaneo, al secondo capitolo di Legio Patria Nostra, con il libro dedicato a Riccardo Gardini. Ma lo storico mi chiamerà in un’altra epoca, ne sono sicura!

6. Se dovessi scegliere, in che epoca, in quale città del mondo e con chi dei tuoi personaggi vorresti ritrovarti?
Non ho esitazioni: nella Roma del I secolo con Rufo & C.

7. Come è nata l'idea per "Il canto del deserto"?
Oltre all’antica Roma, anche la storia dell’antico Egitto è un mio grande amore. La grande avventura della scoperta archeologica mi ha sempre affascinata e il personaggio di Nicholas Brokenwood è nato proprio per soddisfare la mai sete di scoperta.

8. Restando sempre sul tuo ultimo lavoro, hai vissuto in prima persona l'esperienza del canto del deserto?
Per scrivere il libro mi sono documentata non solo con il libro di Almàsy, ma con una serie di libri di viaggiatori: In battuta, Charles M. Dougthy, Stefano Malatesta, Sven Lindquist, tanto per citarne alcuni, che mi hanno permesso di entrare nello spirito e nell’anima di questi uomini, che hanno viaggiato e amato gli spazi vuoti e le suggestioni nei deserti del mondo. Ho letto anche libri sui tuareg e il proverbio che cito all’inizio del libro è quello che più mi ha colpita: Dio ha creato le terre coperte di acque perché l'uomo vi abitasse; poi ha creato il deserto, perché l'uomo vi ritrovasse l’anima. Bellissimo.

9. Descrivi i tuoi romanzi con 3 parole.
Posso usarne quattro? Un viaggio nel passato.

10. In chiusura vuoi dare un consiglio alle nostre lettrici che vogliono intraprendere una carriera da scrittrice?
Scrivere molto, leggere moltissimo, documentarsi e mai fermarsi dicendo “ho scritto un libro, ora so scrivere, sono arrivata e non ho più niente da imparare”. Per scrivere non è sufficiente avere una storia e raccontarla, bisogna costruire il testo una parola dopo l’altra, come una cattedrale gotica e di quelle parole fare poi strage, per rendere l’imponenza del capolavoro “architettonico” lieve e scorrevole come un fiume in piena. Non dimenticare i manuali di scrittura creativa, ogni tanto fa bene rileggere le sue regole e, se siete alle prime armi, seguite almeno una volta un corso, per mettervi alla prova con i professionisti. Quando le vostre lettrici vi diranno: «I tuoi libri, mannaggia a te, non riesco a smettere di leggerli», allora saprete di aver vinto la sfida.
Grazie ancora a tutte voi e alle lettrici, un abbraccio virtuale a tutte!

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