Grace è un'infermiera e lavora a Seattle, Josh è un affermato broker di New York. Le loro esistenze non potrebbero essere più diverse e i loro caratteri più lontani. Lei è dolce, un po' introversa, tanto altruista e nasconde un segreto. Lui è scontroso, un po' egocentrico, tanto egoista e nasconde un segreto. I due ragazzi condividono un passato che, per certi versi, li ha uniti in modo indissolubile anche se ancora non lo sanno.
Un passato che tornerà a sconvolgere le loro vite. Secondo Grace esistono vari tipi di lividi; ci sono quelli sul corpo, ma anche quelli dell'anima, per esempio. E per questi, non esiste unguento che riesca a curarli. Per Grace era questo Josh, un livido sull'anima. Una chiazza scura sulla pelle lattea. E per quanto lei provasse a mandarla via, non ci riusciva. Solo Josh avrebbe potuto farlo, perché lui era il male ma era anche la cura. Un terribile incidente farà rincontrare i due ragazzi, un tempo nemici, e farà capire loro che la vita dà sempre una seconda possibilità, bisogna solo avere il coraggio di accettarla.
Caro diario,
la vita è strana, l’ho capito a mie spese; è imprevedibile, anche questo l’ho capito a mie spese. La vita è quanto di più semplice e complicato ti trovi ad affrontare. Semplicissimo. Complicatissimo. La vita è stupefacente perché spesso prende, ma qualche volta da. Ora la domanda è: quando da, siamo in grado di capirlo? E’, soprattutto (o per meglio dire effettivamente), abbiamo il coraggio di afferrare ciò che ci offre?
Ecco come inizia “Bittersweet – Qualcuno come te” il romanzo
di Rhoma G., una scrittrice emergente ma che, a detta mia, lascerà decisamente
un segno sul vostro cuore, o per meglio dire, un livido…….
Proprio di questo tratta il suo libro…..Lividi, non quelli
evidenti che si notano quando sbatti contro qualcosa oppure cadi, no…… quei
lividi che ti porti dentro, che ti segnano la vita, che ti oscurano il cuore,
celano le emozioni e ti costringono a rinchiuderti nel tuo guscio per scappare
a quello che più ti fa soffrire. Questa è Grace la nostra protagonista. Ai
tempi della scuola una studiosa nell’ombra un pochino sovrappeso, intenta a
nascondersi al mondo finchè un scontro (scontro al sapore di polpettone,
disgustosamente indimenticabile) la porterà ad essere il bersaglio preferito di
Josh (Carter) il bellone della scuola accompagnato dalla solita oca cheerleader
che gli muore dietro e con al seguito un segugio di migliore amico Mike, che
daranno del filo da torcere alla vita scolastica di Grace e della sua migliore
amica Angela, che nulla chiedono al mondo se non di essere lasciate in pace.
Ma di pace non si può parlare quando Carter e Wilson
(cognome di Grace) si ritrovano nel raggio di pochi metri. Gli scontri
degenerano fino a che, in preda allo sconforto, Grace lascia un segno sulla
mano di Carter. Quello stesso segno permetterà a Grace, anni dopo, di
riconoscere Josh su una barella di ospedale, reduce da un grave incidente, che
lotta fra la vita e la morte, mentre lei svolge il suo lavoro di infermiera.
Eccolo li il destino infame……. In tutto il mondo lui doveva
ritrovarsi proprio nel suo ospedale???? Sentimenti a lungo sopiti da parte di
entrambi torneranno a galla facendo di nuovo scontrare le loro vite.
Ma in effetti riusciranno a trovare un modo per comunicare,
per capirsi, per dirsi quello che stupidamente non si sono mai detti???
Io mi sono sentita sulle montagne russe fin dalle prime
pagine. La trovo una storia molto dolce, realistica, un concentrato di amore ed
odio che mi ha fatto impazzire ed innamorare dei protagonisti alla follia. Una
lettura armoniosa e scorrevole come non mi capita molto spesso. Nel corso della
lettura mi sono ritrovata catapultata nelle ambientazioni, in prima linea a
litigare con loro. Davanti ai miei occhi ho visto scorrere le immagini di
quello che leggevo e credo sia una grande capacità, da parte di uno scrittore,
di riuscire a far capire al lettore una scena così bene al punto che lui se ne
senta partecipe.
Devo confessare che ho conosciuto personalmente l’autrice
quando questa storia era una FanFiction nel fandom Twilight intitolata “Lividi”
e me ne sono innamorata immediatamente. Già allora aveva catturato il mio cuore
e non credevo avrei potuto amarla di più finchè non ho letto il libro. Sono
stata sorprendentemente stupita di ritrovare la storia, che tanto avevo amato,
ampliata, rivista e corredata di tante novità che mi hanno reso la lettura un
sogno ad occhi aperti. Mi sono molto immedesimata in Grace, ma credo che tutte
noi potemmo trovare nel suo personaggio un pezzo della nostra personalità.
Grace non è perfetta. Non è la solita oca bionda, un metro e novanta, capitana
delle cheerleader e futura modella. No, Grace è semplice, robustella, con i
suoi tanti difetti sia fisici che caratteriali. Chi di noi, nelle nostra
adolescenza, non ha almeno una volta odiato il proprio aspetto fisico…..anche
solo quella volta può farci sentire più vicine a Grace. Josh invece è il bello
ed impossibile che, per un gioco storto del destino, diventa possibile quando
sembra però ormai troppo tardi…… questo libro è semplice, una storia ben
piantata per terra. Non c’è sesso sfrenato, manette e frustini, stanze dei
giochi o altro del genere, e forse mi ha fatto innamorare proprio per questo.
Tra tutte le creazioni di nuovi autori emergenti, questo libro è uno dei pochi
che non segue il filo conduttore del momento. Questo libro è diverso…..la sua
diversità lo rende meritevole di essere preso in considerazione, proprio per
dare una possibilità ai sentimenti che molto spesso vengono trascurati.
La porta della stanza di Josh era aperta, non guardai
in quella direzione di proposito. La sensazione che mi stesse osservando però
fu netta sulla mia pelle. Dopo il caffè, diedi disposizioni a due inservienti
circa l’arrivo di tre nuovi pazienti, quindi raggiunsi Jerry per il primo round
di terapie.
Josh era il quarto della lista quella mattina. Avrei
voluto che il suo turno non arrivasse mai. Invece, intorno alle nove e trenta,
toccò a lui. Entrai nella stanza per ultima con l’intento di posticipare il più
possibile l’effetto che mi avrebbe fatto vederlo dopo la notte precedente.
«Buongiorno, come andiamo?»
Jerry era di ottimo umore, come sempre, io stentavo
perfino a muovere le labbra.
«Bene» esclamò con decisione «molto bene» e sorrise.
Quel raggio di sole era un regalo per me, non certo per Jerry. Sperava gliene
regalassi uno altrettanto radioso, e che lo guardassi con gli stessi occhi
lucidi e carichi di promesse che aveva lui. Occhi felici di vedermi. Non
riuscii a fare né l’una né l’altra cosa. Mi
limitai ad un cenno del capo che lo deluse
profondamente, poi andai a mettermi al mio lato di competenza. Il raggio di
sole si spense, oscurato da uno sguardo nebuloso.
Cosa si aspettava?
Che gli gettassi le braccia al collo come avevo fatto
la sera prima?
Che gli dicessi che lo amavo e che non avevo mi smesso
di farlo in quei sette
anni?
Altri due minuti di quello sguardo da cucciolo ferito
e l’avrei fatto. Maledetta me!
«Ciao, Gresy» ‘non
farlo! Non guardarmi così, non parlarmi così, non chiamarmi così.’
Il suo viso pallido, la sua espressione triste, la sua
voce calda…
Quanto tempo avrei resistito?
Maledetta me. «Ciao» mormorai fingendomi distratta
dalla disposizione dei cuscini sotto alla sua gamba. L’effetto Bamby era sempre
in agguato. «Iniziamo con la gamba destra?»
«Sì, anche se penso che ormai sia a posto con quella.
Non è vero, Josh?» distratto dal mio essere distratta ci mise un po’ a
rispondere. «Josh? La gamba»
«Ehm, sì Jerry, la gamba… sono a posto» il suo
entusiasmo era pari a zero «mi fa male la sinistra stamattina.»
«Adesso gli diamo un’occhiata, dovresti cominciare a
muoverti con le stampelle: perché rimandi sempre? Fra una settimana esci e...»
«Una settimana?» interloquii incredula. Non ero stata
capace di trattenermi.
«Credevo restassi qui fino a metà mese.»
«L’ho saputo stamattina dal dottor Ascot. Le lastre,
la risonanza... è tutto nella norma. Sono guarito. Ho solo bisogno di attività
motoria» si stava giustificando con me. «Logico, attività motoria» mi sentivo
una perfetta idiota. «Sono davvero felice per te.» Di sicuro, quella che avevo stampata
sulla faccia, era proprio l’espressione di una persona felice. La fisioterapia
durò appena dieci minuti. Nel giro di mezz’ora, Josh, si sarebbe trasferito in
palestra per continuare gli esercizi con le macchine. Potenziamento muscolare e
stretching. Si sarebbe dedicato a questo per il resto della permanenza in
reparto. Una volta fuori, avrebbe eseguito delle sedute presso un centro
specializzato. Jerry, gli avrebbe raccomandato il nuoto.
«Ci vediamo dopo allora» il mio collega, sempre più
pimpante, era sempre così quando un
paziente era prossimo a considerarsi guarito, si congedò. L’avrei seguito
a ruota. «Faccio una pausa per un caffè. Ci ritroviamo alla “322” tra cinque
minuti.»
«Okay» lesta, mi avviai anch’io alla porta. Non volevo
restare da sola con lui. -Ti aspetto di là.-
«Grace» purtroppo, il mio piano di fuga fallì «aspetta
un attimo» miseramente. «Devo andare» risposi, il tono freddo e distaccato.
«Hai sentito Jerry?»
«Sta prendendo il caffè adesso, potresti sistemarmi le
lenzuola, per favore?»
Diedi una rapida occhiata e, in effetti, lenzuola e
copriletto erano ammonticchiati in un angolo. Mi avvicinai al letto e cominciai
a darmi da fare con la trapunta, anche se sapevo che quella richiesta era solo
una scusa.
«Perché non mi parli?»
«Potresti almeno guardarmi.» Ignorai la richiesta.
«Gresy?» Mi prese una mano e mi costrinse a fermarmi.
«Gresy, ti prego, non fare così.»
Alzai gli occhi. «Così, come?»
«L’indifferente. Come se ieri notte non fosse mai
accaduta»
«Hai ragione, è esattamente ciò che sto facendo,
perché ieri notte non è mai accaduta.» Scattai in piedi e cercai di liberarmi
dalla sua stretta. Tutto inutile. Afferrò lo scollo della mia uniforme e alzò
il busto, il necessario per posare la sua bocca sulla mia. Il distacco, la
freddezza, l’indifferenza si dissolsero come neve al sole. Non fu un bacio
lunghissimo, non per questo fu meno caldo e passionale, e non per questo non lo
ricambiai con trasporto. «Dillo di nuovo» mi sfidò allontanandosi da me il
necessario per guardarmi
negli occhi. «Cosa?»
«Che questo tra noi non è mai accaduto.» Mi passai la
lingua sulle labbra, volevo cancellare ogni traccia del suo sapore. Fu inutile.
Lui era sulla mia lingua, sul mio palato, fra i denti, nella gola, nella pancia,
forse anche fra le dita dei piedi c’era una traccia di Josh. Era dentro di me,
era attorno a me. Era in ogni cellula del mio corpo, era in ogni alito del mio
respiro. Era nel mio sangue, nella mia carne. Era nel mio cuore e nella mia
anima. Era nella mia vita. Lo era sempre stato. Solo che ora era chiaro come il
sole.
«Questo, non è mai accaduto» ripetei ostinata,
forzando me stessa a ignorare i suoi occhi da cucciolo ferito.
Nell’attimo stesso in cui terminai la frase, gli
buttai le braccia al collo. Mi lasciai travolgere, avvinghiandomi alla sua nuca
come fosse una boa in mezzo all’oceano. Sentii le sue mani calde, erano sempre calde le sue mani,
risalire lungo la nuca, i polpastrelli massaggiarmi la cute e il respiro, conoscevo l’odore del suo respiro,
solleticarmi le narici. Avrei voluto che quel momento non finisse mai. Dio,
quanto lo amavo.
Infinitamente, perdutamente. E più il mio cervello
diceva alla mia lingua di uscire dalla sua bocca, più il mio
cuore s’incaponiva a obbligarla ad attorcigliarsi alla
sua. La lotta tra “ragione e sentimento” durò fino a quando Josh, toccò il
punto nevralgico, causa del mio mal di testa, e mi riscossi da quel sogno
perfetto.
Quindi se avete voglia di emozionarvi, innamorarvi, arrabbiarvi e per certi versi tornare alle superiori con i primi amori, le prime litigate e gli scherzi, allora ve lo consiglio. “Bittersweet” si trasforma da una storia adolescenziale dolcissima ad un’appassionante e travolgente amore, grazie anche alla lettura dei diari dei protagonisti (che ho trovato adorabili).
Voglio soffermarmi un attimo invece sul lato tecnico di questo libro perché lo trovo doveroso nei confronti dell’autrice. Il libro si compone di 480 pagine nelle quali, a malapena, ho trovato tre o quattro refusi, errori di battitura nella trascrizione del testo, che possono ben capitare nella pubblicazione di un libro quindi assolutamente nella norma. Lo stile narrativo è sempre stato scorrevole, scritto con scioltezza e senza errori di forma grammaticale o sintattica, insomma, l’ho trovato corretto anche sotto un attento occhio indagatore. Si trova spesso, soprattutto nei libri di autori emergenti, uno stile di scrittura ancora acerbo, una struttura narrativa povera e magari errori grammaticali o di forma ma questo non è assolutamente il caso di questo libro, quindi mi sento proprio di fare i complimenti all’autrice perché, in queste pagine, ci ha messo il cuore e tutta se stessa e ciò si percepisce in ogni riga.
Dove comprare il libro:
LaFeltrinelli
La gentilissima Rhoma G. ci ha aperto le porte di Facebook per una bella chiaccherata tra amiche.
Noi e Voi tutte lettrici siete curiose di sapere cosa ci siamo dette?
La gentilissima Rhoma G. ci ha aperto le porte di Facebook per una bella chiaccherata tra amiche.
Noi e Voi tutte lettrici siete curiose di sapere cosa ci siamo dette?
Questo libro nasce da una Fan Fiction del fandomTwilight, lo so dato che io sono attualmente una tua accanita lettrice, vorrei sapere come hai vissuto la trasformazione da fan fiction a romanzo?
La scelta di fare diventare una fan fiction un libro non è stata facile. Ho impiegato quasi un anno a prendere questa decisione. Avevo,in un certo qual modo ,‘timore’, il passo da fare non era cortissimo. Poi mi sono detta “Perché no?” Insomma era una svolta per me come autrice, ma allo stesso tempo, ero certa che la mia vita non sarebbe cambiata più di tanto. Avrei realizzato un sogno che, da tanto tempo, tenevo rinchiuso in un cassetto. La stesura è stata molto impegnativa, basti pensare che dalla rielaborazione sono venute fuori la bellezza di 480 pagine!Però la complessità dell’opera mi ha motivato. “Devo farcela!” mi ripetevo.Alla fine, quando ho scritto l’ultimo capoverso, ho provato una gioia indescrivibile. La mia creatura era venuta alla luce.
Questa tua passione per la scrittura quando nasce e come si è evoluta nel tempo?
L’ho sempre avuta, ho scritto il mio primo racconto all’età tredici anni, e ancora oggi alle volte lo rileggo e sorrido davanti alla tecnica acerba, seppur appassionata, di quella ragazzina. Negli anni la mia passione è cresciuta, alimentata soprattutto dalla quantità sproposita di libri che ho divorato. Ho cominciato a scrivere “seriamente” solo negli ultimi cinque anni.
Quali canzoni ti hanno accompagnato nella stesura del tuo romanzo?
Questa è facile: l’album 21 di Adele è stata la colonna sonora,ma Set fire to the rain è senza dubbio responsabile dell’intera storia.Il titolo è venuto fuori da Someone like you, l’ho estrapolato da una frase bellissima:“Regrets and mistakes, they're memories made, who would have known how bittersweet this would taste?”
Parlaci dei tuoi personaggi. Grace e Josh a quale dei due sei più legato?
Li amo entrambi, anche se in Grace c’è parecchio di me. Forse troppo. Per Josh la questione è più complicata. All’inizio del libro amarlo è praticamente impossibile, però alla fine, a mio avviso, non puoi farne a meno. Il suo personaggio nel corso della storia si evolve, il suo carattere cambia e in meglio. Josh diventa un uomo migliore, perché ha tanto potenziale dentro di sé, necessitava solodi qualcuno che fosse in grado di tirarlo fuori. Quel qualcuno era Grace.
Devo dire che con Bittersweet mi hai lasciato senza fiato, soprattutto alla fine. Dimmi ci sarà un seguito? Se si, parlaci del seguito.
Il seguito c’è! Lo sto già scrivendo. Sarà un libro, per certi aspetti, diverso dal primo, ma comunque legato dallo stesso filo conduttore: l’amore. Mi riservo di fornire qualche dettaglio in più quando sarò in dirittura di arrivo.
Ho visto dalle classifiche che il tuo romanzo sta avendo dei riscontri positivi. Il tuo romanzo in che genere lo collocheresti? Come ti rapporti con il genere erotico che pare stia andando per la maggiore, in questo momento?
Sì, in effetti i riscontri delle vendite hanno sorpreso per prima me. Quindi che dire? Ne sono entusiasta. Colloco il mio libro tra i New Adult, anche se c’è una traccia molto marcata di Young Adult. Quando ho cominciato a scrivere la storia non mi sono posta il problema, non pensavo neppure di varcare i confini del mio pc, per cui ora, il fatto che lo si possa collocare in entrambi i generi è alquanto curioso. I romanzi di genere erotico mi piacciono, non ho alcun pregiudizio nei loro confronti, tanto che il mio prossimo lavoro, che uscirà probabilmente prima di Stardust, seguito di Bittersweet, lo si potrà collocare appena una spanna lontano da questo genere. In definitiva non mi piacciono gli erotici senza alcun fine, cioè interminabili descrizioni di atti sessuali, fini a se stessi, senza che siano supportati da una trama solida.
Sei soddisfatta di questa tua esperienza letteraria?
Abbastanza, anche se credo di essere appena all’inizio. Sono una novellina!
Una domanda che avresti voluto e che ancora nessuno ti ha fatto.
Di che segno sei? Scherzo! Non me ne viene in mente nessuna.
Che volti hai immaginato per i due protagonisti?
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