Come ha interpretato la letteratura le parole della cristianità? Come sono stati letti i Testi Sacri dagli scrittori? Cosa esprimono ancora parole come Pace, Sacrificio, Misericordia, Bene, Fede? E che cosa ci dicono del nostro tempo? Sono parole che possono ancora aiutarci a vivere? Per dare senso a queste parole, è necessario viverle in prima persona – questo insegnano la letteratura e i Testi Sacri –, e prima ancora tornare a pensarle come fondanti. Ripensarle quindi in termini filosofici.
La preghiera della letteratura non è tuttavia un libro di critica letteraria, anche se attraverso la letteratura costruisce i suoi ragionamenti filosofici, con la convinzione che essa sia ancora uno strumento privilegiato di conoscenza. In questo senso il saggio di apertura, «In principio, una preghiera», che si interroga anche sull’antico significato del Giubileo, a partire dall’Antico Testamento, riflette su quanto la letteratura sia essa stessa una particolare forma di preghiera e di come poesia e testi sacri abbiano da sempre dialogato tra loro.
La preghiera della letteratura vuole essere quindi un libro di pensiero, in un momento storico in cui nessuno è davvero immune dalla vacuità e dalle chiacchiere. Pregare significa pure concentrare tutta la nostra attenzione sul significato delle parole che si pronunciano. E allora Caterini ragiona dunque su queste, provando a farle diventare un’esperienza (una ragione) di vita.
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